Design, architettura ed eco-sostenibilità s’intrecciano nella storia dei Marchesi Antinori. La loro cantina è un simbolo di modernità e un modello da imitare nel rispetto della natura e della secolare produzione vinicola di cui si fregia la famiglia.
Il nome è quello blasonato di un’antica famiglia toscana… nobile il passato e altrettanto importante si mostra il futuro visto che, dalla loro tradizione, nasce una produzione enologica amata, ricercata e conosciuta. Vino Antinori. Bastano queste due parole per aprire un mondo… in termini di qualità, fama, storia, eccellenza e avanguardia ambientale. È proprio così… i Marchesi Antinori, dopo secoli di attività – li troviamo operativi già nel 1300 – guardano lontano, mirando dritto al cuore della natura e del magnifico paesaggio del Chianti, le colline della Toscana dove si coltivano ettari ed ettari di uve. Un valore inestimabile al quale bisogna dare massima attenzione, non tralasciando, nel rispetto totale di una produzione vinicola secolare, le modernità indispensabili per una cantina d’ingente portata.
Per tutti questi motivi, la famiglia Antinori e lo studio di architettura Archea Associati hanno realizzato un progetto unico, una costruzione imponente (anche dal punto di vista economico con decine di milioni di euro investiti) capace di offrire il meglio in termine di fruibilità, lavoro e produzione, ma in grado di scomparire letteralmente all’occhio umano. È la cantina ipogeo, un incredibile colosso costruito all’interno di una collina. Cosa si percepisce all’esterno? Solo due fenditure sul terreno – sulla scia artistica di Lucio Fontana – che disegnano il luogo in modo armonioso, completamente immerse tra vigneti e ricoperte da un tetto giardino coltivato a Sangiovese che, nello specifico, è usato per scopi didattici. Questi due tagli sono “le finestre” dalle quali la cantina sotterranea prende luce. Nulla è tolto all’edificio multifunzionale di Cantine Antinori, capace di accogliere al suo interno gli uffici, un ristorante, sale degustazioni, gli ambienti di lavoro e in grado di ricevere i visitatori in un percorso che lega produzione e storia.
Circa 400 mila mq di terra sono stati scavati per la realizzazione del progetto a impatto zero, andando a ricercare in questo modo anche la temperatura ideale per la conservazione del vino e la collocazione della barricaia proprio nello strato più basso, percorribile attraverso 75 corridoi con soffitti voltati. Una vinificazione che segue il principio di gravità, così da ridurre al minimo i consumi e accompagnare naturalmente le fasi di lavoro dall’alto verso il basso delle uve: raccolta, attività in cantina e conservazione. Armonia e funzionalità in un mix di materiali usati – in primis la terracotta della località toscana di Impruneta – che reinterpretano in chiave moderna l’abilità di uno dei maggiori architetti di ogni tempo come Filippo Brunelleschi.
Tra scale ellittiche e scale a farfalla si arriva poi al museo dei Marchesi Antinori che custodisce, tra tele e lettere preziose, anche una macchina per pressare le uve realizzata da un disegno di Leonardo Da Vinci. Ci si sposta e si giunge all’Auditorium per ritornare nuovamente in superficie godendo di in uno spazio aperto che domina il paesaggio. Qui, affacciandosi sul vigneto da un’ampia vetrata, si rimane colpiti dalla luce naturale, la stessa che illumina la parte ipogea entrando da grandi fori circolari nel tetto e nei pavimenti dei piani e convogliata verticalmente a raggiungere la parte bassa della cantina.
Una scelta etica e culturale – realizzata in circa 7 anni di lavoro iniziati nel primo decennio del 2000 – volta a valorizzare, oltre che gli aspetti economici di un colosso mondiale del vino, anche la parte naturale e ambientale di un luogo magico come le colline toscane del Chianti.
di redazione