Oggetti tratti dal mondo reale ma decontestualizzati attraverso l’uso di materiali inediti come cristalli Swaroski e carte da gioco.
È il mondo onirico di Nicola Bolla.
Saluzzese di nascita, ma professionalmente attivo a Torino, Nicola Bolla si divide fra il lavoro di medico e la sua passione per la creazione artistica.
Già in giovane età è affascinato dall’idea di costruire i propri giocattoli da sé, e lo fa dimostrando una grande abilità manuale che lo porta dapprima a dipingere e, in seguito, a specializzarsi nella produzione scultorea.
La provinciale realtà saluzzese influisce su alcuni aspetti della sua arte: dalla ricerca delle piccole cose e dei dettagli, alla volontà di raccontare il proprio “Io” senza per forza assecondare un filone artistico di tendenza. Bolla rimane distante dal glamour che circonda per la gran parte gli artisti contemporanei e si svincola da un certo mondo galleristico fatto di compromessi, mantenendo la propria indipendenza creativa.
Col tempo, matura in lui un’idea già radicata nella cultura artistica, ovvero l’importanza dell’osservazione del mondo esterno, al fine di rappresentarne i valori. Una sorta di leit-motiv, che interviene in entrambi i suoi campi d’azione: come nell’arte, anche nella medicina, il saper vedere al di là delle apparenze è fattore imprescindibile.
La sua opera è una sorta di ricostruzione parallela della realtà. Si può parlare, come dice l’autore stesso, di “mirabilia – naturalia”, ovvero oggetti ispirati al mondo naturale, che vengono artificializzati mediante l’uso di materiali inusuali. Tra questi materiali, è da citare lo Swaroski, divenuto per Bolla un vero e proprio “marchio di fabbrica” perché usato in modo quasi perpetuo: il cristallo è infatti funzionale ad estremizzare l’idea dell’effimero e in qualche modo dell’inutilità spesso insita nell’operare artistico, dove convivono ossimori visivi e tematici come forma e contenuto, opulenza e miseria. Tra i soggetti, teschi inquietanti, animali mitologici, catene e orinatoi (per dovere di cronaca, sarà proprio Bolla a dare la paternità nel 1997 al teschio tempestato di cristalli, ispirando poi il più celebre di Damien Hirst).
Leggendo in modo dissacratorio la realtà, l’artista sottolinea il senso di caducità della ricchezza e l’inutilità del lusso. Funzionale a questa visione è l’uso della luce: il soggetto creato mediante la luminosità superficiale del cristallo, perde in peso specifico, conducendo all’idea della “non scultura”. Estrapolati dal proprio contesto, gli oggetti assumono nuovi valori formali, intrisi di surrealismo, che vanno al di là della pura apparenza.
Questa poetica così affascinante ha condotto Nicola Bolla all’affermazione sia in campo nazionale, sia a livello internazionale, tanto da esser stato coinvolto in esposizioni di richiamo come la Biennale di Venezia del 1995 in occasione del Centenario delle correnti artistiche ospitate alla manifestazione. Bolla ha partecipato alla Biennale anche nel 2009, all’interno del Padiglione Italia; in più, ha collaborato con la Sperone – Westwater Gallery di New York nel 2007, con la Nohra Haime Gallery di New York e con la Galleria milanese Corsoveneziaotto, solo per fare qualche esempio.
L’affermazione soprattutto in campo internazionale ha portato a quotare dignitosamente le sue opere, per lo più scultoree, che sono entrate nel circuito di una solida rete di collezionisti internazionali, in particolare americani e cinesi. Le cifre variano dai 2.000 € ai 100.000 €, a seconda delle dimensioni e dei materiali impiegati. Tra gli estimatori dell’artista, lo stilista Calvin Klein, affezionato soprattutto alle prime sculture di Bolla, a forma di animali, interamente costruite con carte da gioco.
Alla domanda circa i suoi obiettivi futuri, lui risponde «vivere alla giornata», ribadendo così la sua volontà di libertà e indipendenza artistica: quello che un vero creatore dovrebbe fare.
di Alessia Orofino