Un nuovo indirizzo a Milano, dedicato ad arte e design.
Tutto è nato molto in fretta. Idealmente nello spazio di un giorno e una notte. Era la scorsa estate e Giovanni Scafuro si trovava a conversare del più e del meno con quelli che sarebbero diventati i partner economici (Gaetano, Omar e Sergio) di un’operazione di design. Un locale già a disposizione nel centro di Milano e delle competenze qualificate da spendere hanno dato il là al progetto che sarebbe diventato: ‘Officine Correnti’. L’indirizzo, guarda caso, è via Correnti 4, a Milano. La prospettiva: creare uno spazio fisico dove, dalle minuzie alle grandi sculture, offrire la possibilità di un panorama nazionale nuovo, fatto di talenti e personalità; nuovi nomi tutti accomunati dal desiderio, a volte bisogno, di trasformare la creatività in beni di consumo sensibili. “È il trionfo dell’arte del fare legata alla sensibilità e rispetto dell’ambiente in un generale desiderio di nuovo, di onesto e di capace”. La sintesi è del direttore artistico – Giovanni Scafuro – che personalmente si occupa di selezionare ed intrecciare rapporti con il gruppo di artisti-artigiani coinvolti nelle sue ‘Officine’. “Gli oggetti sono frutto del lavoro di artigiani più che di designer la cui priorità è fare ricerca, innovazione, recupero; di utilizzare materiali sostenibili ai fini di un’economia che, lontana dalle leggi di mercato, torna finalmente a dare importanza alle persone, al tempo, alle capacità di coniugare abilità, ingegno e creatività”. “Un’economia sana”, la definisce Scafuro, fatta di “oggetti parlanti”, dotati di anime che non si limitano banalmente a sintetizzare il lavoro e la produttività di macchine e utensili, ma che urlano personalità. Uno spirito che ha facce e profili dai più variegati e diversi. Creativi, poeti, visionari. Come Simona ed Elena di “Pezzi Unici” che con le loro “bambole ad immagine e somiglianza” – veri e proprio capolavori sartoriali – regalano l’emozione di rivedersi in versione “bambola di pezza”. I loro modellini sono infatti in grado di ricalcare verosimilmente profili somatici e sembianze di persone e animali proprio come se fossero illustrazioni. E poi c’è il duo “Pastore e Bovina”, figli della più nobile delle ceramiche plasmata, acconciata, decorata con dottrina e maestria. E infine Marco Caco Bellotti, sopraffine interprete della cultura del recupero. Apre e chiude il progetto lo stesso Scafuro, con le sue produzioni di opere, sculture e manipolazioni di vecchie posate.
di Antonella Aquaro