INSEGUENDO IL NUMERO 7

estero | luoghi del gusto
25 giugno 2013

Dal lago Maggiore – sponda svizzera – arriva un nuovo concetto di ritrovo urban oriented. Al quale ne seguiranno altri sei. Per creare un network di locali orchestrato dalla genialità scanzonata di Ivo Adam.

Svizzero, ma non al punto di non credere alla fortuna – almeno quella legata per lui a un numero – l’imprenditore Stephan Breuer ha deciso di fare del sette il leitmotiv di un progetto ambizioso: costruire altrettanti locali all’insegna del design e della cucina innovativa nel piccolo borgo di Ascona, sulla sponda svizzera del lago Maggiore.

Il primo passo è stata l’apertura del ristorante Seven, inaugurato il 7 settembre 2007 sul lungolago e diventato quasi subito punto di riferimento per il Canton Ticino, ma non solo. Chiamarlo ristorante è riduttivo, perché si tratta di un concetto più ampio che abbraccia anche un bar, una lounge e un’enoteca. “Il nostro obiettivo era sviluppare un locale urban oriented, moderno e funzionale – spiega Bert Haller, architetto tedesco che per conto di Breuer sta curando il concept del marchio Seven – e connotato da sette diverse aree tra cui la ‘sea-lounge’ che dà sul lago, il ‘sea-bar’, la cantina che ospita un solo tavolo e circa 160 bottiglie di vini diversi, e il ristorante vero e proprio, realizzato con una facciata che può rientrare completamente nel pavimento per creare un tutt’uno con la terrazza esterna”.

La scommessa iniziale – dar vita a un luogo di cult in grado di ospitare intenditori raffinati o giovani ma esigenti clienti ticinesi – è stata vincente, e il successo pressoché immediato.  Come dimostra anche “Leaders Club Deutschland Award 2009” vinto da Seven in quanto ristorante dal concetto innovativo sulla scena gastronomica da non più di due anni. Nel frattempo, sono già nate altre due strutture parallele. Nel 2008, ha aperto Seven Easy, più informale e con cucina a vista, dove si può mangiare ai tavolini ricavati da tronchi d’albero o direttamente al kitchen-food-bar. “Qui il legno è l’elemento principale, con tronchi accatastati alle pareti, anfore di vino e un soffitto dalle lunghe assi sospese”, sottolinea l’architetto. Nel 2009 è arrivato poi Seven Asia, tempio della cucina orientale: il sushi-bar all’ingresso dà su una grande vetrata che va dal pavimento al soffitto, i piatti arrivano su un invisibile nastro trasportatore in vetro fino ai clienti, mentre nella zona del teppanyaki si assiste in diretta alla preparazione delle portate scelte.

Gran parte del merito della notorietà di questa impresa va però riconosciuta a Ivo Adam, giovane chef – già pluripremiato a livello mondiale – che, fin dall’inizio, ha preso in mano il timone delle cucine del gruppo, del quale è anche amministratore delegato. Questo enfant prodige del panorama culinario elvetico, classe 1977, riesce a essere perfezionista e rigoroso ai fornelli, ma allo stesso tempo geniale e creativo. Aperto alla sperimentazione, Adam punta su una cucina crossover che coniuga l’estetica delle presentazioni con le esigenze del palato, le materie prime locali e non solo con spezie esotiche e specialità d’Oltreoceano, le consistenze con i profumi, in un crescendo di proposte che, quasi scontato dirlo, sono sette per ogni sezione del menu, dagli antipasti al dolce.

Per Seven Easy, invece, lo chef ha studiato una cucina più semplice e di ispirazione mediterranea con piatti veloci, tradizionali o con cotture scenografiche (lo spiedo). Tutto il contrario di quanto avviene nel Seven Asia, dove il suo estro creativo si avvale dell’esperienza e della tecnica dello chef giapponese Atsushi per la realizzazione on demand di sushi, teppanyaki e specialità tailandesi.

di Fiorenza Auriemma

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