Capolavori in 3D vs oggetti tradizionali

DIRE.FARE.CREARE
13 gennaio 2014

Le stampanti 3D hanno catalizzato l’attenzione degli esperti e stanno alimentando l’immaginario dei consumatori.
Negli ultimi due anni questo tipo di stampante ha diversificato le sue potenzialità, passando da macchinario di nicchia a promettente fenomeno di massa. Ma gli oggetti in 3D attualmente reperibili sono poi così interessanti? Insomma… Magari se ne trova qualcheduno carino, ma l’aggettivo ‘bello’ proprio non me la sento di accostarlo.

Eppure c’è chi, come il designer Janne Kyttanen, ha creato una linea di calzature che offre un file scaricabili gratuitamente: basta avere la stampante è, voilà, la scarpa è pronta. E poi ci sono centinaia di cover per I-phone, personaggi di cartoon, borse e bigiotteria, violini che suonano sul serio, armi… E ancora pasta (con forme personalizzabili, certo non banali come farfalle e fusilli) e dolci di zucchero, caramelle e cioccolatini.
Interessante semmai è l’idea che sta dietro al progetto della stampante 3D: la possibilità di creare un’infinità di cose solamente con un dispositivo. Ma serve ancora un po’ di tempo per arrivare a realizzare una molteplicità di prodotti utili e piacevoli.

Legno, cuoio, pietra e ferro sono tuttora (e ancora a lungo si spera) le materie prime che valorizzano e conferiscono appeal agli oggetti.
Certo, che se persino la NASA (brand un po’ in decadenza, a dir la verità) intende fornirne una ai propri astronauti, che potranno stamparsi da soli i pezzi di ricambio in caso di emergenza senza rientrare alla base, e sta investendo in un prototipo già capace di produrre la pizza con ingredienti a base di polveri e acqua, il macchinario di nicchia può anche essere considerato un dispositivo quantomeno inquietante.

 

Simona Scibilia

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