Diventare registi di un ambiente

architettura
09 febbraio 2014

Cosa si impara frequentando il Master in Interior Design della Scuola Politecnica di Design di Milano? Lo abbiamo chiesto all’architetto Guendalina Di Lorenzo, titolare del corso.

Un ambiente ben disegnato è in grado di trasmettere emozioni e di raccontare una storia: per questo è molto importante per chi vuole intraprendere la professione di interior designer avere un’adeguata preparazione, come sottolinea l’architetto Guendalina Di Lorenzo (www.sanrocco12.com) che ha lavorato a Londra con grandi studi, come Andrew Martin e Harper Mackay Architects, ha collaborato con Ettore Sottsass per disegnare ville private, uffici, alberghi e negozi ed è titolare del corso di Interior Design alla Scuola Politecnica di Design di Milano.

Cosa vuol dire per lei progettare un ambiente?
Significa realizzare uno spazio che, da una parte, funzioni da un punto di vista tipologico e della destinazione d’uso e, dall’altra, proponga a chi ne usufruirà un’atmosfera in cui provare stati d’animo diversi.

Come si svolgono le lezioni del Master in Interior Design della Scuola Politecnica di Design?
Nel mio laboratorio svolgiamo un lavoro il più possibile aderente a quello che giornalmente si è chiamati a fare nella realtà dello studio di architettura. Affrontiamo due progetti di interior design all’anno, mettendo a punto con un cliente esterno la simulazione di una situazione reale, tipo un negozio per un brand di moda, un ristorante per un famoso chef, un ufficio per un’agenzia di pubblicità. In aula, alterniamo le revisioni del progetto a lezioni teoriche. Io, tra tutti, prediligo l’approccio percettivo basato su una rigorosa analisi funzionale e distributiva dello spazio.

Quali sono le capacità che può acquisire uno studente che segue questo corso?
Cerchiamo di trasmettere allo studente l’eleganza dell’italian interior design mostrandogli quello che noi professionisti del settore progettiamo nei nostri studi milanesi; in altre parole educhiamo al contemporaneo made in Italy. Allo stesso tempo prepariamo i giovani architetti alla progettazione sul campo e a gestire il rapporto con il cliente.

Qual è il futuro di questa professione?
Il futuro dell’interior design è, a mio parere, sempre più convergente verso una professione intesa come “regia”. Regia di tante diverse discipline che consentano di offrire al cliente una sorta di “chiavi in mano”, un “contract” in cui il referente sia solo una persona che è stata scelta dal cliente. Una solida professionalità è dunque molto importante. In un mondo in cui tutti millantano, la professionalità e l’autorevolezza sono ancor più che nel passato requisiti fondamentali.

di Redazione

 

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