La versatilità del sakè e la diversità di prodotti accostabili a quest’ultimo hanno permesso l’abbinamento più insolito e straordinario di sempre: l’insaccato principe di terra emiliana va a braccetto con il volgarmente chiamato “vino di riso”. Un’interessante esperienza sensoriale… capace di legare la tavola italiana con il Paese del Sol Levante!
Lo abbiamo scoperto al fatidico Festival del prosciutto di Parma, organizzato dal Consorzio omonimo a Langhirano, Parma, dove il presidente dell’associazione culturale La via del sakè, Marco Massarotto, ci ha svelato che «con la sua bassa acidità e quel pizzico di dolcezza, il sakè si abbina molto bene alle diverse categorie di cibo anche italiane: dai formaggi agli insaccati, dalle carni ai pesci». Non è un caso se esiste un famoso proverbio giapponese che recita: “Il sakè non litiga mai con il cibo…”
Se ci fermiamo ad analizzare questa bevanda, ci accorgiamo che apre le porte a una serie di convergenze gastronomiche inedite e non: sbagliare abbinamento sembra, teoricamente, più semplice, di un più classico accompagnamento con vino. Il sakè non è propriamente un distillato, bensì un fermentato di riso, un prodotto unico nel suo genere, poco diffuso in Italia, ma interessante per chi fa servizio. Senza dubbio stiamo parlando di una bevanda ad alto costo, almeno nel nostro paese ‘gonfiata’ dalle tasse d’esportazione. «Con 23 euro in Italia prendi un vino di alto livello, con 25 compri un sakè di buon livello che in Giappone pagheresti l’equivalente di 7 euro» continua Massarotto; «perciò tutto va rapportato in base ai costi d’importazione». Alla domanda se il prezzo della bevanda potrà diminuire, il presidente di Le vie del sakè risponde che non sarà facile far abbassare il costo, a meno che non si “allarghi lo scaffale” o non si stabilizzi un mercato, seppur di nicchia, frutto di un’importazione costante.
Per questo oggi possiamo dire, senza ombra di dubbio, che il sakè ha ancora un ampio spazio da conquistare: non si tratta di una moda ‘estiva’, bensì un prodotto apprezzabile per le sue qualità e caratteristiche intrinseche tutto l’anno, in moltissime occasioni. L’auspicio è, pertanto, che tale bevanda, proprio per la sua adattabilità alle varie raffinatezze ed eccellenze gastronomiche, possa uscire dalla mera realtà orientale e si possa spingere e inserire significativamente all’interno della ristorazione tout court, del mondo del food and beverage.
di Erica Trionfi