I mille volti di Zavattini

stART & go
29 maggio 2013

Cesare Zavattini davanti alla sua collezione

“A tutti i pittori ho chiesto l’autoritratto”. Un’idea brillante, commissionare ai più celebri artisti della sua epoca il dipinto di se stessi. Così Cesare Zavattini (1902-1989), scrittore, sceneggiatore del cinema neorealista e appassionato collezionista, ha dato vita a una raccolta di oltre 150 autoritratti d’artista con cui tappezzava le pareti della sua abitazione: “Così ho l’impressione che tutti questi artisti mi stiano guardando”. Le opere che Zavattini commissionava (anche quando non si trattava di autoritratti) sono piccoli-grandi capolavori, quadri di soli 8 x 10 cm: il piccolo formato era un’esigenza economica, perché “i quadri grandi costavano troppo”. Un limite che diventa opportunità, perché la collezione dello scrittore attrae subito l’attenzione, e piace: nasceva così il raffinato collezionismo di “opere minime”.

L’autoritratto di Lucio Fontana

Nel 1979 i problemi economici spingono Zavattini a vendere tutto il suo patrimonio di quadri, che viene smembrato e in parte disperso. La Pinacoteca di Brera ha acquisito alcune delle opere recuperate: ed ecco che 152 autoritratti sono ora esposti, per la prima volta, in una delle sale del palazzo. Insieme agli sguardi (più o meno esplicitamente) ammiccanti di Accardi, Baj, Burri, Fontana, Funi, Ligabue, Mastroianni, Novelli, Parmiggiani, Perilli, Prampolini, Radice e molti altri, la mostra espone anche alcuni autoritratti dipinti da Zavattini stesso.

La mostra è visitabile presso la Pinacoteca di Brera a Milano fino all’8 settembre 2013.

  • Chiara Martinoli

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