Chissà cosa avrà pensato Galileo Galilei quando, nel 1609, osservò per la prima volta le stelle attraverso la lente del suo telescopio…
Da allora sono passati ben 4 secoli, ma la società fiorentina Palomar ha voluto riprovare l’ebbrezza di quella “prima volta”, ripensando in chiave moderna l’affascinante quanto “rudimentale” strumento galileiano. Per farlo sì è avvalsa della collaborazione di uno fra i designer italiani più promettenti, Odoardo Fioravanti, che già vanta alcuni premi nazionali e diverse collaborazioni con nomi di prestigio, fra cui Normann Copenaghen. “Palomar voleva riuscire a dare un significato contemporaneo a questo strumento che segnò gli albori dell’astronomia – sottolinea il designer ciociaro. –. Ho da subito pensato che i telescopi contemporanei mostrassero, nella loro forma eterogenea e complicata, una certa non-maturità del prodotto, come se fossero sempre dei prototipi, pieni come sono di leve, aggiustaggi, viti e cremagliere. Ho cercato di far raggiungere una certa maturità a questo strumento racchiudendo i meccanismi in forme concluse, che lo facessero sembrare “finito”. E il legno utilizzato per il tubo è il mio omaggio all’originale cannocchiale galileiano”.
Ma costruire un oggetto tanto semplice all’apparenza, quanto complicato al suo interno, non è stata certo un’impresa priva di difficoltà. Il telescopio ha le stessa lunghezza focale (circa 1 metro) del suo antenato galileiano, ma all’interno sfrutta le più avanzate tecnologie ottiche. “Non so se Galileo apprezzerebbe il risultato finale – conclude Fioravanti. – Credo che avrebbe delle perplessità riguardo a quel materiale che noi chiamiamo ‘plastica’, ma penso che lo troverebbe altrettanto ‘comodo’, considerato che il suo era uno strumento davvero rudimentale”.
di Luigi Piscitelli