IL VERO LAVORO DEL GALLERISTA

musei & gallerie
23 maggio 2013

Da 15 anni Raffaella Cortese è un punto di riferimento per il mercato italiano dell’arte, grazie alla passione della padrona di casa e alla sua fedeltà, sempre ripagata, verso gli artisti che rappresenta.

È il 1995 quando Raffaella Cortese decide di aprire una galleria a Milano, in un momento in cui la città non sembra ancora pronta ad accogliere le nuove proposte dell’arte contemporanea. Per la sua  mostra inaugurale sceglie di presentare le opere di Franco Vimercati, dichiarando fin da subito la sua posizione nell’acceso dibattito se la fotografia sia una forma d’arte. E ribadisce il concetto con la seconda personale che allestisce, dedicata alla fotografa americana Jan Groover, ponendo così le basi per lo sviluppo di questo mercato. La sua attenzione si concentra poi sulla creatività di artisti versatili ed eclettici, che spaziano dalla scultura all’installazione, dal video alla performance. L’apertura della “project room” nel 1998 per progetti site specific e successivamente il cambio di sede in un open-space decisamente più grande e organizzato, danno a Raffaella Cortese la possibilità di ampliare i campi di interesse. Accanto a una certa predilezione per le artiste, soprattutto americane come Kiki Smith, Zoe Leonard e Martha, la gallerista trova particolarmente interessante il carattere ruvido della poetica di artisti quali Miroslaw Balka, con le sue grandi installazioni, e Jana Sterbak famosa per i ritratti fotografici originari dell’Europa dell’Est. Per Raffaella Cortese sono i giovani creativi il futuro dell’arte e a loro si sta dedicando come dimostra il progetto “Mumble Mumble”: un contenitore che viene riempito periodicamente da un gruppo di artisti “junior” proposti da un altrettanto giovane curatore. Importante luogo di incontro della vita culturale di Milano, la Galleria rappresenta il capoluogo lombardo partecipando anche alle più prestigiose fiere internazionali per promuovere il lavoro e il mercato dei suoi artisti. A marzo Raffaella Cortese sarà presente a New York a The Armory Show e in vista di questo importante evento abbiamo voluto farci raccontare qualcosa in più sul suo futuro e su quello dell’arte italiana, che passa anche dalla Grande Mela.

Secondo la sua esperienza di gallerista il periodo di crisi è superato?

La crisi ha segnato un cambiamento irreversibile e radicale nei comportamenti: i tempi di euforia collettiva non torneranno e ammetto che non me ne dispiaccio. Ora sembra si vada verso una maggiore consapevolezza e se si sarà attenuata la speculazione imperante degli anni scorsi, il mercato non potrà che giovarsene. Gli artisti con cui collaboro fortunatamente (o sfortunatamente?) non sono mai stati casi da bolle speculative e quindi non posso dire di averne risentito troppo.

La sua galleria partecipa da qualche anno all’Armory Show. Perché è importante esserci?

Essere presenti all’Armory per noi è importante sia per avere una volta all’anno un appuntamento fisso con i nostri artisti che vivono a New York, sia per creare un ponte con la nostra partecipazione ad Art Basel Miami Beach. In pratica è una sorta di trasloco dell’ufficio da Milano a New York per una settimana, un modo per visitare gli studi degli artisti e rivedere collezionisti e amici.

Quali sono le sue aspettative per la prossima edizione?

L’America si sta riprendendo ma, come dicevo, non credo si tornerà in fretta alle edizioni “spumeggianti” degli anni passati. Noi speriamo di fare bene e di avere un buon riscontro soprattutto sui nomi italiani.

Con quali artisti ha deciso di partecipare?

Con gli Marcello Maloberti, Michael Fliri e Anna Maria Maiolino. E poi con Joan Jonas, William E. Jones, Barbara Bloom e la francese Mathilde Rosier.

Quali sono i paesi in cui l’arte può trovare nuovi mercati?

Ho sempre considerato il collezionismo europeo molto colto e raffinato, di altissima qualità. Per quanto riguarda le gallerie e gli artisti trovo ci sia fermento in Israele, Polonia, Brasile e in generale in Sud America.

Che cosa pensa della situazione del mercato dell’arte e quali sono le prospettive per il futuro?

La situazione al momento non è semplice. Guardando al futuro spero si vada verso una maggiore sensibilizzazione da parte del governo nei confronti dell’arte e del suo mercato, che potrebbe essere aiutato da sgravi fiscali e politiche per supportare la nostra arte in Italia e all’estero.

Come definirebbe il lavoro del gallerista?

Come ho sempre sostenuto il lavoro in galleria è profondamente educativo e divulgativo e nonostante sia a volte faticoso credo sia la più nobile “funzione” del gallerista.

di Benedetta Bagni

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