LA BIRRA ARTIGIANALE È MAGGIORENNE

Taste by Taste
20 maggio 2014

È il 1996 quando sorgono i primi birrifici artigianali in Italia, come il Birrificio Italiano di Agostino Arioli o Le Baladin di Teo Musso. Da allora sono trascorsi 18 anni durante i quali il settore ha subito una vera e propria accelerata, passando da un numero iniziale di 5/6 agli attuali 700 birrifici: quattro volte di più di quelli che si trovano in una delle patrie della birra, il Belgio. Come si è evoluto il comparto in questo lasso di tempo? “Sono notevolmente cambiati gli scenari culturali e di mercato – spiega Teo Musso, tra i pionieri del settore -. C’è una crescente attenzione e, anche nei ristoranti, qualcosa è cambiato. All’epoca, se dicevo che la birra poteva sostituire il vino nella ristorazione, venivo guardato male, come un extraterrestre, non solo in Italia ma anche all’estero, mentre ormai la birra sta conquistando anche questo canale”. In effetti, quello che negli anni ’90 era un tabù oggi è una tendenza, e se all’epoca la birra non figurava nelle carte dei ristoranti, ora invece è nelle cantine dei più noti chef, tipo Cedroni, Alajmo, Sadler. A ciò va aggiunto che in quel breve lasso temporale che sono 18 anni, le birre italiane hanno conquistato fama internazionale. “All’estero ormai i nostri birrifici fanno incetta di premi e sono in grado di sbaragliare qualsiasi concorrenza” parola di Lorenzo ‘Kuaska’ Dabove, ovvero del principale degustatore italiano di birra.

OBIETTIVO 5% - È vero che i birrifici sono aumentati, ma c’è un dato che non li aiuta: in Italia si beve poca birra. “Beviamo meno di 30 litri procapite all’anno e ci giochiamo questo primato con la Francia” sostiene Simone Monetti, direttore dell’associazione di riferimento Unionbirrai. Un altro dato da tirare su è quel 2% occupato dalla birra artigianale all’interno del più ampio mercato della birra (il resto è in mano alle grandi industrie). L’obiettivo è saltare fuori dal recinto e conquistare tutti i tessuti sociali, per arrivare entro i prossimi 5 anni a un 5% del mercato. Come crescere? “Formando tecnici birrai e informando la catena finale – dice Agostino Arioli, anche lui nome storico del ‘movimento’ -, senza lasciarsi sfuggire che, nonostante i numeri siano ancora bassi, la birra artigianale sta guadagnando quote di mercato, quella industriale no. Tanto è vero che le major si stanno interessando al fenomeno e hanno preso a usare la parola ‘birrificio’ per i loro marchi, mentre prima il termine era ‘birreria’”.

BIRRA ARTIGIANALE NON SOLO A PAROLE - L’urgenza è quella di proteggere la dicitura ‘birra artigianale’ che, oggi, a livello legislativo non ha alcun valore. Sulle etichette queste due paroline non si potrebbero nemmeno riportare. Eppure racchiudono in sé tutta l’essenza del settore. “Per birra artigianale si intende la birra non pastorizzata, non microfiltrata e non partecipata da multinazionali – sottolinea Musso -. Ma dobbiamo dare una valenza a livello legislativo a questa terminologia, se vogliamo salvaguardare il comparto. Altrimenti, andrà a finire che se ne potranno forgiare anche le birre che artigianali non sono”.

SCENARIO FUTURO - Come si configurerà questo mondo nei prossimi anni? “Una cosa è certa, quella messa in atto è una trasformazione profonda – afferma Maurizio Maestrelli, giornalista e beerwriter – e mai più si tornerà al pre-1996″. Due tendenze sono già evidenti: una maggiore richiesta delle birre alla spina, con fusto usa e getta, nei locali; e una crescita a volume delle bottiglie da 33 cl nella Gdo. “A contraddistinguere il settore – aggiunge Luca Giaccone, curatore della guida alle birre di Slow Food – sarà un sempre più evidente ‘gusto regionale’, che è tipico dell’Italia: basti pensare a quanto sia fortemente caratterizzata anche la nostra cucina, da una regione all’altra. Questo è lampante nelle cosiddette birre a centimetro zero. Al di là del prodotto buono, l’auspicio è che i i brewpub continuino a portare valori positivi sul territorio, aggregando, facendo sistema, e dando un esempio dell’Italia che funziona”.

Simona Carletti
@SimonaScarlett

I partecipanti alla tavola rotonda sulla ‘Storia della birra artigianale in Italia’, che si è tenuta nei giorni scorsi a Piacenza, durante Birra Expo. Da sinistra: Simone Monetti, direttore Unionbirrai, Lorenzo “Kuaska” Dabove, degustatore, Maurizio Maestrelli, giornalista, Andrea Camaschella, moderatore della tavola rotonda “18 anni di birra artigianale in Italia”, Agostino Arioli, Birrificio Italiano, Teo Musso, Le Baladin, Luca Giaccone, Slow Food.

 

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