La forza dell’inconsueto: intervista a Marta Sforni

stART & go
26 novembre 2013

 

Fragili, silenziosi, fondamentali dettagli.

La ricerca di Marta Sforni, classe ’66, pone al centro del quadro quello che non ci aspetteremmo: decorazioni parietali, sinuosi tendaggi, lampadari di vetro. Il suo è un mondo incantato fatto di presenze silenziose e inanimate, elementi decorativi appartenenti a un’epoca lontana ma restituiti alla vita con la forza dell’arte. Oggetti che normalmente sono relegati a fare da sfondo (nella realtà come nei quadri), nelle tele di Sforni diventano invece protagonisti assoluti: appaiono vibranti, in movimento fluttuoso, quasi respirassero.

Milanese di nascita, berlinese d’adozione, Marta Sforni vive e lavora tra Italia e Germania. Una selezione dei suoi lavori è ora in mostra (fino al 21 dicembre) a Milano, alla Galleria Riccardo Crespi. 

I lampadari sono al centro del tuo lavoro, rievocati e riprodotti secondo tensioni sempre nuove: quando hai cominciato a dipingerli e per quale motivo sei così attratta da questo arredo?

Il mio primo incontro con Venezia è stato magico: avevo allora 16 anni, arrivai  in un cupo pomeriggio invernale, sul canal grande tutto era nero eccetto per le luci che provenivano dai famosi lampadari. Da qui l´inizio di una grande passione, che poi andando  ad abitare a Berlino si è riaffacciata freschissima nel mio dipingere.

Questi oggetti sono per me allegoria, ma soprattutto un luogo mentale organizzato attraverso linee, forme e colori sul quale poter indagare sulla pittura in tensione tra astrazione e figurazione. Di questi oggetti mi affascina l’incontro tra buio e luce, l’intrinseca loro fragilità, il fatto che sono stati soffiati a bocca, i riflessi che producono, la commistione di natura e artificio, il concetto di ornamento, la loro trasparenza e il fatto che sono stati concepiti nel ‘700, periodo di massimo splendore di Venezia ma anche inizio della sua grande decadenza.

Tessuti, lampadari, dettagli estrapolati da celebri opere: il tuo repertorio è ricercato e prezioso, ma soprattutto porta al centro della scena ciò che normalmente resta in un angolo, inosservato. Che cosa cerchi in questi dettagli?

I dettagli che rappresento sono scelti con ampia consapevolezza e attenzione. Si tratta di frammenti preziosi, nei quali mi sento libera di sprofondare, non potendo più concepire il tutto come insieme: la loro bellezza, ma anche il valore simbolico che se ne può trarre, sono per me punti fermi della mia ricerca.

  • Chiara Martinoli


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