Tra le creazioni ascendenti di Marina Sasso, artista torinese capace di colmare lo spazio con materie che si assemblano per esprimere un pensiero con segnali allusivi e mai perentori
Una rigida disciplina di tecnica e studio che si plasma tramite una ricerca di emozioni, rese poi concrete attraverso l’uso di differenti materie e forme. È quanto caratterizza Marina Sasso, artista di rara forza e, contemporaneamente, di rara capacità nell’esprimere il suo estro con sculture e opere che parlano di sentimento e passione in modo velato e mai inflessibile. Uno stile maturo ma soggetto alla continua evoluzione di chi, come Marina Sasso, ha voglia e bisogno interiore di sperimentare e provare, tra accostamenti inconsueti, ritmi e tensioni che si rincorrono nella materia, di pieni e vuoti che sembrano imbandire gli spazi di qualcosa che attrae l’osservatore.
Un’arte d’impatto dove le forme di quanto realizzato si baciano con la mente: da dove ha origine questo stile?
Bisogna saper osservare, scrutare, capire quanto più possibile l’essenza… Tutto nasce da un’idea di scultura intesa come organismo di natura. Un lungo percorso maturato in anni di studi mai finiti: ogni artista si basa sull’astrazione, su suggestioni che trasmettono armonie o memorie che richiamano paesaggi, istanti o luoghi.
Ferro, ceramica, piombo, pietra, rame… come possono materiali così differenti tra loro “prendere vita”? Cosa li caratterizza?
Di sicuro sono i materiali che, storicamente, hanno segnato il fare scultoreo e che vivono del loro rapporto e delle loro differenze. Dal loro utilizzo zampillano assonanze e contrasti, giochi di geometrie che mettono in risalto immagini morbide e rotonde a forme più spigolose e pungenti. Ma è il senso della verticalità che ora mi rapisce e ogni elemento si plasma su questo principio; sono i materiali stessi che suggeriscono all’artista come operare, la loro presenza indicherà come articolarli in uno spazio.
Scultura e incisione: cosa hanno in comune e cosa li differenzia nel percorso di creazione?
Sono scelte che hanno segnato il mio modo di fare arte: ci sono differenti periodi nei quali si predilige una tecnica invece di un’altra. In realtà scultura, incisione e collage sono linguaggi autonomi e le loro differenze offrono molteplici variazioni e possibilità interpretative.
È la materia che prende forma o ci troviamo di fronte a una variazione michelangiolesca del “levare”?
La materia è già forma, non di una sensazione ma di un’idea; da questo presupposto si lavora per avvicinare le diversità, per assemblare e per disegnare in modo concreto la scultura che organizzerà lo spazio.
di Maddalena Baldini