Le opere di Nino Mustica dialogano con i capolavori del ‘900 della Galleria d’Arte Moderna di Genova. Dal 23 marzo al 21 aprile.
Rapidi, sconvolgenti sprazzi di colore. Le opere di Nino Mustica emergono così, in tutta la loro forza, tra le grandi tele ottocentesche e i capolavori del ‘900 del GAM (Galleria d’Arte Moderna, Musei di Nervi) di Genova. Tele astratte, esposte nelle diverse stanze del museo, dialogano con gli immensi paesaggi dei pittori del XIX secolo, da Barabino a D’Andrade, da Cabianca a Nomellini. Un dialogo insolito e inaspettato, ma diretto e genuino, fatto di corrispondenze, richiami cromatici e contrasti, quello che si innesca tra le pitture di Mustica e gli artisti del passato. E vede coinvolte, oltre ai dipinti astratti, le forme pittoriche tridimensionali e le evoluzioni pittoriche. Pennellate di colore nello spazio, le forme pittoriche occupano con straordinaria naturalezza le stanze e le splendide terrazze del museo, in un’esplosione cromatica che inevitabilmente coinvolge anche l’occhio e il sentimento dello spettatore più distratto. E così anche le evoluzioni pittoriche, che nascono dalla sperimentazione della frontiera del digitale come mezzo artistico, non stonano tra i quadri della tradizione, ma si inseriscono piacevolmente in un contesto pronto ad accoglierle: come ad esempio la sala dei futuristi, dove capolavori di artisti come Fillia e Depero volentieri strizzano l’occhio a un’opera estremamente avanguardistica, creata con l’ausilio del computer e dei programmi di modellazione 3D.
“Nino Mustica si è inserito con le sue opere in un contesto museale già fortemente connotato, contaminando l’ambiente” spiega Maria Flora Giubilei, direttrice del GAM e curatrice della mostra temporanea insieme a Fortunato D’Amico. “Muovendoci in questa direzione, consentiamo al pubblico di avere momenti di straniamento, disorientamento. Nel percorso cronologico del museo si interpongono inserimenti contemporanei che spiazzano la mente. Abbiamo creato delle cesure, in un certo senso”.
C’è un filo, invisibile, che unisce l’arte del presente a quella del passato. Un filo difficile da individuare, eppure il GAM, con una simile iniziativa, sembra essersi avviato proprio su questa strada. NaturaConTemporanea è un progetto lungimirante ideato dalle menti di Maria Flora Giubilei e Fortunato D’Amico: è il sogno di restituire fascino e valore all’arte, troppo trascurata in una contingenza storica come quella attuale, che pare votata esclusivamente all’utile e al produttivo in termini economici. Un sogno che si realizza attraverso l’allestimento di mostre che vedono un artista contemporaneo mettersi in gioco con i grandi lavori dei secoli passati. Nino Mustica è il primo a scendere in campo e a dar vita concreta al progetto. Simbiosi (questo il nome della sua mostra, che verrà inaugurata il 23 marzo) rappresenta un passo eccezionale in questa nuova dimensione del vivere l’arte. Le opere contemporanee esposte non adombrano quelle già presenti nel museo, non le rilegano in secondo piano. Al contrario, le mettono in risalto, dando modo allo spettatore di osservare più intensamente i capolavori esposti e interrogarsi sulla bellezza e sul senso di un correlativo ieri/oggi (e così anche sulla presenza o meno di una soluzione di continuità tra le sfere moderno/contemporaneo). “Quello di Mustica – afferma Giubilei – è un percorso di indagine sulla tecnica della pittura: è un mettere a nudo l’origine della pennellata con un macrosegno, un proiettare il dna del segno pittorico su un piano macroscopico, ingigantito. È colore che si manifesta sul grande formato, visibile a tutti. Quasi che le sue opere fossero pensate per un ipovedente. Un ipovedente culturale, che ha bisogno dell’aiuto dell’artista per comprendere il linguaggio profondo ed elevato dell’arte”.
La Simbiosi di Mustica è fatta di rispetto, coinvolgimento intrinseco con l’ambiente circostante. Si vede più che mai nella sua video-opera, Baumhaus: una futuristica palazzina-albero in cui le singole abitazioni si inseriscono tra i rami e le radici della pianta, diventandone un tutt’uno. Una visione singolare, che tiene ben presente le tematiche ambientali e di rispetto dell’equilibrio naturale: il verde intorno all’abitazione (si possono scorgere evidenti richiami al Parco di Nervi) non viene infatti danneggiato dalla costruzione, pensata in termini di autosufficienza energetica. Estetica e tecnologia insomma, aderiscono perfettamente alle esigenze del paesaggio circostante. Una “rivoluzione pacifica”, secondo Maria Flora Giubilei. Nel segno dell’arte.
di Chiara Martinoli, foto di Antonio Redaelli
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