Ossessione inevitabile o moda effimera?

DIRE.FARE.CREARE | Senza categoria
21 febbraio 2013

L’attenzione un po’ ossessiva che negli ultimi anni gira attorno al cibo sembra inarrestabile. Non bastano sfide televisive all’ultimo fornello, libri di cucina di cuoche improvvisate e chef superstar che girano il mondo sotto scorta. I personaggi usciti da programmi e show televisivi fanno ormai parte del nostro quotidiano: sono rimasti pochi quelli che non hanno familiarità con il filetto alla Wellington di Gordon Ramsay, non hanno mai pensato di sfidare Adam Richman nell’ingurgitare un piatto trash made in USA o, per restare in Italia, non provano a impiattare come si fa nei ‘veri’ ristoranti stellati (basta ‘mappazzoni’ nel piatto!).

Persino i designer hanno ceduto alla tentazione di declinare oggetti e complementi secondo le forme e i profumi imperanti in cucina. E se qualche tempo fa fu Barbara Uderzo a disegnare gioielli con cioccolato e sfoglie dorate, via via sono comparsi oggetti tipici della vita quotidiana, come, per esempio, la Choco lamp simbolo di Eurochocolate 2011.
Nell’universo del design si sono visti accessori geniali e composizioni che suscitano qualche perplessità.

Dagli eleganti contenitori e vasi della serie Baked di FormaFantasma, a base di farina, caffè, cacao, spazie, sale e gommalacca, un omaggio alla semplicità degli ingredienti naturali, alla sobria linea Decafé di Raùl Laurì, che partendo dai fondi di caffè propone lampade e ciotole che ancora lasciano nell’aria l’aroma della materia prima. Ma anche una lampada di cioccolato che, una volta accesa si scioglie nel giro di 15 minuti (Lumiere au chocolat di Alexander Lervik) e un lampadario di orsetti gommosi di Kevin Champeny: strano, gioioso e decisamente da collezione. Quali nuovi orizzonti si aprono per l’oggettistica di design ispirata al food?

PS: non è che poi tutti gli chef televisivi siano anche dei maghi in cucina… Un viaggio a Londra è illuminante a tal proposito.

 

Simona Scibilia

 

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