C’è ancora il weekend a disposizione per visitare ‘The New Orleans Series’, la prima mostra di Bob Dylan in Italia, a cura di Francesco Bonami. Al Palazzo Reale di Milano.
Si incontrano per la prima volta a New York. Bob Dylan sta inaugurando una sua mostra personale (perché, sì, dipinge anche) e Francesco Bonami, il critico e curatore d’arte che lavora tra Stati Uniti e Italia, non può fare a meno di chiedergli se gli piacerebbe portare i suoi dipinti anche oltreoceano. Una settimana più tardi Bonami riceve una telefonata: è il manager del musicista che dice ‘Ok, siamo interessati’. Nasce così la mostra The New Orleans Series, che è riuscita nell’impresa di portare 22 dipinti del songwriter americano nel solenne Palazzo Reale di Milano (nelle stanze dell’Appartamento di Riserva), dove resteranno ancora per questo weekend. L’entrata è gratuita. “Quando ho avvicinato Dylan, a New York, non ero convinto che avrebbe preso sul serio la mia proposta – racconta Bonami -. E invece, in un attimo ero già nel suo studio di Los Angeles, per scegliere i quadri da esibire”.
Fino ad d’ora, Dylan non aveva mai esposto in Italia, se si esclude una piccola mostra di disegni, ma tanti anni fa. È stato di rado anche in Europa (Germania e Inghilterra), ma da qualche tempo, questa sua passione per la tela pare essersi accentuata. Ha iniziato negli anni ’60 a dipingere, per sé; negli anni ’70 si è messo a illustrare alcuni dei suoi testi e a disegnare le sue copertine (vedi Self Portrait) e ora (senza trascurare l’attività live, ma nemmeno altre passioni, tipo quella, altrettanto inaspettate, di dj) va in giro per il mondo, con le sue serie di quadri, che ormai non sono poche. La serie che ha portato a Milano, parla della New Orleans un po’ losca ma cool degli anni ‘40 e ’50, raccontata con toni noir. I dipinti sono per la maggior parte basati su immagini fotografiche. Ed è particolarmente riuscito l’accostamento dei quadri alle tappezzerie colorate delle stanze del Palazzo Reale.
Quelli raffigurati sono angoli cittadini (cortili, vie, palazzi) e situazioni (alcune violente, talvolta erotiche). Come in una pellicola vecchia e un po’ sbiadita, le immagini (fatta eccezione per quelle di case e vedute) sono pressoché svuotate di colore. I contorni sono vicino al monocromo, quasi per mettere in risalto la carne rosa dei soggetti. “Come trovi i tuoi soggetti?” gli aveva chiesto una volta il giornalista Bill Flanagan. “Disegno quello che mi interessa, case, campi, alberi, qualsiasi cosa, come se fosse un dramma di vita e morte. E ritraggo spesso le donne: mi piace rappresentare la loro forza”.
Ma il Bob Dylan pittore ci piace quanto il Bob Dylan songwriter? “I critici preferiscono il cantante – rivela Bonami -. Mentre il pubblico allargato ammira anche il pittore, come dimostra anche l’affluenza delle scorse settimane: ed è il pubblico allargato che interessa a Dylan. Quando è venuto a Milano, all’inaugurazione, mi ha specificatamente chiesto se i commenti degli operai che avevano lavorato all’allestimento erano stati positivi. Ed ha apprezzato l’idea di non fare pagare il biglietto. Per lui la pittura non è un’attività a tempo perso: ci mette la stessa sincerità che impiega quando scrive musica o canta”. Quanto valgono i suoi lavori? “Valgono. Sono assicurati per 200.000 dollari”.
di Simona Carletti