Che forma assume un oggetto mentre si sposta in un preciso lasso di tempo? L’occhio nudo non lo vede, ma la macchina fotografica di Roberto Rosso sì. Il risultato sono curve geometricamente perfette che danzano nello spazio.
Ogni cosa che si muove nel tempo e nello spazio lascia una memoria di sé. Una memoria che nessuno di noi a occhio nudo può cogliere e che probabilmente sarebbe rimasta sospesa lì, nella quarta dimensione, se il fotografo Roberto Rosso non avesse trovato il modo di catturarla. Nato a Varallo Sesia, in provincia di Vercelli, nel 1956 e laureato in architettura, Rosso è oggi docente ordinario di fotografia all’Accademia di Belle Arti di Brera, a Milano. La ricerca che lo ha condotto a immortalare il percorso che la materia fa nello spazio è iniziata un giorno di tanti anni fa, “per errore” dice lui, quando durante uno shooting fotografico ha fatto muovere un oggetto che invece doveva rimanere fermo. Da allora Rosso ha impresso sulla carta la danza nel tempo di svariati oggetti e persone: bottiglie di Wodka e di Martini, sculture in legno, decanter, cavatappi, pezzi di plastica, il fotografo Giancarlo Maiocchi, il violoncellista Antonio Gambula, bicchieri di vino, la Coca Cola, statue marmoree.
Come fa?
Mi sono fatto costruire un’attrezzatura speciale, che comprende una piattaforma girevole, un dorso a scansione e un banco ottico. Gli oggetti che girano sulla piattaforma lasciano una traccia che la macchina riesce a ‘fermare’ grazie alla tecnologia della scansione. Si potrebbe dire che mentre la fotografia ‘congela un attimo’, questa tecnologia ‘registra un tempo’.
Nessuna post-produzione?
No, nessuna manipolazione, nessun inganno, nessun utilizzo del computer. Anche perché io sono legato allo ‘statuto della fotografia’ secondo cui si può fotografare solo quello che ci appare davanti. Il bello delle foto è che riproducono la vita; se le falsifico compio un atto di disonestà e intolleranza rispetto a quello che l’oggetto è al naturale.
‘La fotografia digitale non esiste’: lo ha affermato lei in più occasioni.
La fotografia è fotografia e basta, sia che si faccia con uno strumento analogico sia che si usi il digitale.
Si ispira a qualcuno in particolare?
No. L’ispirazione non l’ho tratta da nessuno perché non ho mai visto nulla di analogo. C’è una frase però che mi ha spronato, ed è una frase di Aristotele: “Tempus est numerus motus secundum prius et posterius”, ovvero il tempo è il numero del moto secondo il prima e il poi.
Se le chiedo di pensare a un artista?
Boccioni.
di Simona Carletti
Le opere di Roberto Rosso sono in esposizione al Macs (via Tortona 9, Milano), nella mostra “Il movimento e l’apparenza” fino al 31 gennaio. Inoltre martedì 29, mercoledì 30 e giovedì 31 gennaio, a partire dalle ore 18, l’artista terrà tre workshop, aperti al pubblico, sul suo lavoro di fotografo del movimento. Per iscriversi: eventimacs@gmail.com
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