Sentirsi a casa

estero | luoghi del gusto
23 aprile 2013

Li chiamano hidden eatery, ristoranti clandestini. O pop up restaurant, perché aprono all’improvviso in location insolite e chiudono con la stessa rapidità. Sono la nuova tendenza gastronomica che dagli Usa ha invaso l’Europa. E ora è arrivata anche in Italia

La location dell’incontro la si conosce soltanto la sera prima con un messaggio sul cellulare o tramite un avviso che arriva da un social network. Ci si ritrova a cena in una casa qualsiasi a mangiare specialità preparate da ottimi chef e si condivide la tavola con perfetti sconosciuti che magari, alla fine, diventano complici e amici. Negli Stati Uniti, già da qualche anno, sta dilagando il fenomeno dei ristoranti clandestini. Portano lo slogan “There is no place like home!” (non c’è nessun posto come casa), nessun altra insegna, si scoprono soltanto attraverso il passaparola tra amici o sui social network e sono riservati a un numero limitato di persone. Il menu è quasi sempre fisso, con percorsi enogastronomici sempre differenti, e a costo contenuto.

Il primo tra tutti è stato Jeremy Townsend che negli Usa, e più precisamente a San Francisco, ha dato vita a The Ghett Gurmet trasformando il suo loft in uno spazio dove ogni lunedì, con 30 dollari, si assaggiano nuove ricette. La sua idea è quella di coinvolgere gli ospiti in un’esperienza unica, dove le persone davanti a un ottimo piatto si aprono e si confrontano con gli altri sentendosi liberi di esprimersi. La buona riuscita degli eventi culinari ha spinto Jeremy a creare un vero e proprio network di appassionati della buona cucina, cuochi e curiosi che raccontano le loro esperienze si scambiano consigli e ricette. I suoi membri sono ad oggi 6.495.

Nella cittadina inglese di Brixton c’è il Salad Club di Ellis Grace e Rosie French che si sono ispirate a una sorta di socialismo gastronomico: cucinano per seguire la loro passione e vogliono come ricompensa solo il costo degli ingredienti. “La nostra città è abbastanza ostile: – racconta Ellis Grace – invitare gente a casa propria e creare una situazione intima, cucinando per loro, crea i presupposti per la nascita di un’amicizia”. La loro proposta culinaria ha come ingrediente principale l’insalata, come suggerisce il nome, che viene servita in modi nuovi e diversi per accompagnare piatti freddi, ma anche all’interno di torte salate e zuppe: un modo per scoprire che l’insalata non è solo fredda e non invitante, ma può essere tiepida, fresca, sana e dal sapore avvolgente.

A Londra, nascosto in una vecchia casa vittoriana, si trova il The Rambling che offre pasti da quattro portate a 15 sterline, ma solo a chi indovina il quiz letterario posto all’ingresso. La capitale inglese, sempre all’avanguardia nel seguire nuove tendenze, ne ha visti nascere molti: c’è per esempio l’Underground Restaurant che con il motto “The English can cook” lancia una sfida a chi crede che gli inglesi non sappiano cucinare o il The Pale Blue Door, ideato dal designer Tony Hornecker, dove si cena tra paralumi e servizi da tè d’altri tempi; fino al Moveable Kitchen, un battello che navigava – un tempo – sul Tamigi attraccando di riva in riva. Il passato è d’obbligo perché oggi quello stesso battello si è trasformato in un locale permanente, dopo le lusinghiere recensioni del quotidiano Evening Standard alla cucina dei due ideatori Stevie Parle e Joseph Trivelli.

Vicino al Louvre, a Parigi, 16 persone alla volta possono sperimentare le dieci portate del menu degustazione di Hidden Kitchen. Braden e Laura i padroni di casa si sono trasferiti nella capitale francese dagli Stati Uniti e organizzano serate internazionali dove si parla in inglese davanti a piatti dagli ingredienti genuini e di stagione che hanno influenze francesi, spagnole e anche italiane.

Un irlandese ha aperto a Berlino il The Shy Chef, che si definisce “club culinario segreto a Kreuzberg”. Per quattro giorni alla settimana gli ospiti possono assaggiare le prelibatezze realizzate dallo chef che non svela mai la sua identità: si sa solo che è una donna e cucina un menu di cinque portate per un massimo di sei persone. Partecipare a una di queste cene può essere un modo nuovo per entrare in contatto con la vita di una città e scoprire abitudini e tradizioni. Ci si siede a tavola, con i padroni di casa e si ascoltano i loro racconti e la loro vita scambiando idee e opinioni.

Anche in Italia sta iniziando a diffondersi questa nuova idea di ristorazione. A Roma è nato Casa Lucani, un loft aperto tutte le domeniche per il brunch. Dalle 12 alle 19 si può entrare in un mondo fatto di vintage, musica, artigianato moda.

Apre una volta alla settimana, invece, Erre, la proposta di un giovane chef che ospita i clienti nel suo appartamento, all’interno di un palazzo ‘vecchia Milano’ avvolto nell’edera. “Ho sempre amato cucinare – racconta Riccardo da cui deriva la sua non insegna – e invito spesso gli amici a cena. Sono stati loro a suggerirmi di organizzare un appuntamento fisso ogni settimana con proposte sempre diverse aperte anche agli amici di amici. Mi piace sapere che i miei piatti possano rendere felici le persone e regalare loro un momento di gioia”. Del suo lavoro da ingegnere conserva, dietro i fornelli, l’organizzazione e la meticolosità che, nei suoi piatti, si trasformano in qualcosa di inaspettato e sorprendente. Il suo menu è un incontro di sapori che spazia tra pesce, sofisticate creme ed esotici frutti. Il conto non c’è perché i clienti son liberi di scegliere se e quanto offrire per il menu che hanno finito di gustare. La domanda sorge spontanea “mai pensato di aprire un ristorante vero”? Ci sorride: “È un progetto alle porte, sentirete ancora parlare di me”.

di Benedetta Bagni

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