Ha aperto due nuovi locali, a Torino e Bologna. Che si aggiungono a quelli di Piozzo, Roma, Milano, New York, eccetera. Teo Musso continua a portare in Italia e nel mondo la sua ‘birra artigianale’. Anzi, ‘birra viva’ come dice lui.

Antefatto. La rivoluzione copernicana attuata dai birrifici artigianali italiani nei confronti della birra industriale prende il via, secondo molti, nel 1996. È questo l’anno in cui Teo Musso inaugura il brewpub Le Baladin, a Piozzo, nelle Langhe.

Presente. Da allora, l’ideatore di Baladin ha aperto numerosi altri locali, dimostrando non solo di essere capace di fare birra, ma di avere anche innate capacità imprenditoriali, nonostante lui dica di sé “sono un imprenditore anomalo, mi faccio guidare dalle emozioni e faccio poco i conti”, oggi le sue birrerie sono sparse in svariate città d’Italia, nonché sulla terrazza di Eataly New York, il più grande mercato al mondo dedicato al cibo di alta qualità, fondato da Oscar Farinetti.
Le più recenti aperture riguardano le città di Torino (lo scorso marzo) e Bologna (nemmeno un mese fa).
Perché Torino? “Perché è una delle più belle città che abbiamo in Italia, che negli ultimi anni ha saputo migliorarsi. L’intento è di fare di Torino la capitale del nord della cultura birraria. Forse fino a poco tempo fa la città non era pronta per un locale di questo genere, oggi invece lo è, c’è fermento”. L’investimento in questo caso è stato pari a 700 mila euro. Tempo previsto per il rientro dell’investimento: otto anni. La struttura che ospita Open Baladin Torino e i suoi 9 metri di banco mescita (per un totale di 38 birre alla spina) è nel pieno centro città, ed è sorta durante le Olimpiadi Invernali 2006, come “Casa Canada”, per ospitare la delegazione olimpica canadese. “Era in mano al comune che, non sapendo come gestirla, ha indetto un bando per la sua vendita” racconta Musso, che ha subito deciso cosa farne. “I lavori si sono prolungati più del previsto, perché abbiamo dovuto rivoluzionare tutti gli spazi per far largo alla birra, ma eccoci qua”.
Anche per l’apertura di Baladin Bologna (un format più raccolto rispetto al fratello torinese ‘Open’), è stato scelto il centro città e di preciso, il Mercato di Mezzo, uno spazio storicamente legato al cibo, oggetto di ristrutturazione da parte di Coop Adriatica, con l’inserimento di diverse attività (macelleria, panificio, pasticceria, gelataio e … birrificio). Anche in questo caso Musso ha giocato sull’inventiva: “Ispirato dall’idea del ‘mercato’ ho pensato di proporre qui lo ‘Sfuso Baladin’: il cliente può portarsi a casa la sua birra alla spina, versata direttamente nella bottiglia da un litro. Sono anche riuscito a decorare il locale secondo il mio gusto: essendo una struttura protetta dalle Belle Arti, non potevo intervenire sulle pareti, così ho fatto realizzare pannelli colorati, grandi quanto tutte le pareti, per ricoprirle”.
Baladin ha varcato i confini di Piozzo e poi i confini d’Europa… è appropriato parlare ancora di ‘artigianalità’, che ha una connotazione locale, o potremmo coniare un termine diverso per questo modello di business? “Il concetto di ‘artigianalità’ forse non riesce a racchiude in sé tutta la storia di Baladin. Meglio parlare di ‘birra viva’, che sottintende anche birra non pastorizzata. Evviva la birra”.

di Simona Carletti