Venti anni fa l’inaugurazione: oggi Design Exchange, l’ente per la promozione del design canadese, assiste al successo di strategie e metodi unici che hanno prodotto risultati positivi. La cui eco sorvola l’oceano e giunge a dare una lezione alla vecchia Europa
Design thinking ovvero l’ossessione trasformata in formula magica per fare del design un catalizzatore di innovazione e cambiamento nella società. Ci ha pensato Design Exchange (DX), centro di eccellenza del design per il Canada con domicilio al 234 di Bay Street, sede storica del Toronto Stock Exchange.
DX non ha mai smesso di guardare alla progettazione come a una competenza che richiede strategia, empatia, alfabetizzazione visiva e sviluppo del pensiero laterale. Assicuratosi una piattaforma finanziaria stabile, ha reso assioma l’ipotesi che il design potesse creare e mantenere un vantaggio economico per il Canada.
Ma com’è arrivato a costruire un’identità di marca canadese all’avanguardia, a realizzare un vantaggio competitivo sfruttando in profondità le opportunità create dal buon design e a dare una risposta all’altezza delle esigenze del mercato e delle comunità?
Facilitando nuove forme di collaborazione tra gli imprenditori canadesi; promuovendo incentivi per i professionisti di tutte le discipline del settore perché lavorassero insieme in modo efficiente; offrendo programmi e servizi a livello locale, provinciale e nazionale. Oggi poi, ha la Rete dalla sua, che semplifica la creazione di ponti tra istruzione, impresa, progettisti e pubblico nazionale e internazionale e fa conoscere su vasta scala storie di successo, date di forum privati e non, mostre, seminari, conferenze, pubblicazioni, convegni mondiali, programmi educativi volti a stimolare il dibattito sul ruolo svolto dal design nella cultura, nell’industria e nel commercio.
DX infatti si preoccupa soprattutto di sensibilizzare le nuove generazioni all’importanza della sostenibilità e della progettualità e di diffondere un’idea di design come componente importante della quotidianità. Perché cos’altro è il design se non materia di pianificazione e processo di sviluppo in grado di trasformare idee astratte in ambienti, servizi e oggetti desiderabili armonizzando forma e funzione e mescolando arte, scienza e business?
DX non è provvisto di un dipartimento che si occupi a tempo pieno della ricerca, ma fa informazione sulle nuove possibilità che si affacciano sul settore. Il design in ambiente sanitario per prevenire la diffusione di malattie e infezioni; nella commercializzazione del prodotto al fine di accelerare i tempi di vendita, ridurre i costi e aumentare i profitti; nella vita di tutti i giorni per rispondere alle esigenze del maggior numero di utenti e accrescerne il benessere; nella trasformazione delle energie rinnovabili per una cultura del riciclo, ecofriendly.
Sta proprio nel rapporto che lega i canadesi alla natura la differenza che distingue il loro design da quello degli altri. Lo spiega Todd Falkowsky, product designer di fama internazionale, scrittore e docente universitario presso l’Ontario College of Art & Design (OCAD). “C’è uno sfondo vivido e meraviglioso che colora le vite dei canadesi: l’onnipresente influenza della natura. Questa forza naturale e imprescindibile impronta la comunità canadese e appronta esperienze diverse e uniche”.
È un simbolo. Di più, un’istituzione. Un elemento di coesione, nel quale ogni canadese si riconosce e che permette di spiegare come l’industria culturale del Canada si ponga rispetto la competizione globale. Si stima che il settore dia lavoro a 44.000 designer, che lavorano in circa 5.700 società canadesi di design. La divisione approssimativa tra le discipline è di 1.200 aziende per l’interior design, 360 per il disegno industriale, 3.600 nel design della comunicazione e 540 nell’architettura del paesaggio.
I designer canadesi stanno insomma rapidamente diventando una forza in movimento i cui effetti iniziano a farsi sentire sulla comunità internazionale del design. Falkowsky fa ricorso a un’analogia per raccontare la primavera del design nel paese degli aceri: “Prendiamo in considerazione l’ecosistema della foresta con la sua vita splendida e complessa e quello del deserto chiuso nel suo orizzonte e nel suo silenzio. Lo spazio tra questi due ecosistemi, il sentiero dove s’incontrano e si scontrano, è una striscia di terra definita ecotono. Si tratta di un ambiente di transizione che permette il collegamento fra habitat molto diversi e che contiene specie proprie delle comunità confinanti nonché specie esclusive dell’area ecotonale stessa”. L’ecotono possiede quindi un’elevata biodiversità e ricchezza.
“I designer canadesi hanno preso spunto dalla natura per profilare il proprio ecotono culturale: non si tratta soltanto di opporre resistenza ai limiti imposti dalle case di potere storiche o di contenerne l’espansione, ma di fare un passo avanti, quello che osano i fautori di progetti innovativi, indirizzando la creatività alla sfera dell’uomo per offrirgli esperienze irripetibili. Questo modello ci ricorda che i cambiamenti significativi avvengono più frequentemente ai margini della nostra cultura. Nell’industria del design non funziona diversamente. Dall’hip-hop allo snowboarding sino al fashion design il nuovo si sviluppa negli ecotoni della società”.
Le maggiori industrie del design sono sempre a rischio superficialità negli stili, nell’identità, nei valori, le frange invece si distinguono per la sperimentazione e l’autenticità degli spunti. “Sono loro l’anima, l’essenza, l’avanguardia. Il Canada, come ponte tra l’influente economia americana e l’imprescindibile industria culturale europea, occupa lo spazio degli ecotoni e genera una considerevole quantità di attività innovative”.
In questo mondo in rapido cambiamento sono i creatori di cultura globale che possono imparare dalle sue storie di successo. Casi-simbolo in cui il design canadese viene ricondotto a ideali umanistici e si fa bene accessibile a tutti, democratico e inclusivo, saranno sempre meno un’eccezione perché il design che porta il segno della foglia d’acero è già di valore. È l’espressione di una mentalità che guarda avanti, investe nell’arte, fa tendenza e non tarderà a divenire un leader mondiale del settore.
di Redazione