Toyo Ito riceve il Premio Pritzker

architettura | estero
18 marzo 2013

Il giapponese Toyo Ito (71 anni) ha vinto il Premio Pritzker, il ‘Nobel dell’architettura’ assegnato dalla Hyatt Foundation. Per l’occasione vi riproponiamo un articolo su di lui che ‘profeticamente’ avevamo pubblicato un po’ di tempo fa… 

Ha scritto Coelho che “le più importanti esperienze dell’uomo sono quelle che lo portano all’estremo”. Il lavoro di Toyo Ito, rivoluzionario architetto giapponese, non può che far pensare a questa frase. I concetti architettonici estremi, sintesi del suo modo di pensare e della sua stessa esperienza di vita, sono ciò che lo ha reso celebre nel mondo. Toyo Ito elabora edifici trasparenti e sofisticati, smaterializzando le forme che assumono sembianze insolite ed anticonvenzionali. Laureatosi presso la facoltà di architettura all’Università di Tokyo, Ito ha collaborato nel prestigioso studio Kiyonori Kikutake Architect & Associates per poi aprirne uno proprio, l’Urban Robot, nome che è stato più avanti cambiato in Toyo Ito & Associates, Architects. Nel corso della sua carriera Toyo Ito, da molti ritenuto uno degli architetti più innovativi e influenti al mondo, ha sviluppato l’idea di una costruzione che potesse in qualche modo amalgamarsi con l’ambiente, senza però diventarne a tutti gli effetti parte. Ne è un esempio la Mediateca di Senday, immenso edificio realizzato nel 2000 con il quale ha dato mostra della sua più alta abilità artistica e architettonica: il palazzo è interamente rivestito di lastre di vetro trasparenti ed è costruito su sei piani, che paiono sospesi nel vuoto, retti da una forza magica che viola qualsiasi legge fisica; a sostenerli sono in realtà tredici colonne reticolari, formate da strutture tubolari in acciaio rivestite in vetro trasparente. Non sono dritte e regolari, ma curve e ondeggianti, quasi fossero libere di muoversi e non dovessero sostenere alcun peso. La Mediateca, che comprende teatro, biblioteca, galleria artistica, spazi multimediali ed è spesso sede di mostre ed eventi, assume quindi le caratteristiche di un grande spazio sconfinato e dalle forme molteplici, sospeso in mezzo all’ambiente che lo circonda. Con la trasparenza dei materiali, Toyo Ito tenta di svincolare, per la prima volta, l’architettura dal peso della forza di gravità: la rende leggera, libera da qualsiasi recinzione, completamente aperta ad accogliere tutto ciò che le sta attorno, quasi che edifici e ambiente fossero una cosa unica. Eppure le sue creazioni non stroncano la regolare conformazione del paesaggio, né si sottopongono ad esso, tendendo ad assimilarne le sembianze: le sue opere si fondono con l’ambiente, diventano un tutt’uno elegante ed armonioso nel quale avviene uno scambio reciproco. Il processo di progressiva rarefazione del linguaggio architettonico è partito negli anni ’70 ed è ancora oggi in pieno corso evolutivo. La sua ultima opera, la facciata della Suites Avenue di Barcellona, lussuoso complesso di appartamenti concepiti per il soggiorno turistico o d’affari (costruzione terminata nel marzo 2009), sintetizza il sofisticato percorso del concetto architettonico di Ito: interamente rivestita in vetro, la facciata del palazzo è come assalita da morbide figure ondulatorie che sembrano fluttuare lungo le pareti nel tentativo di staccarsi dal peso della città e librarsi in volo. L’intero edificio, collocato in una via centrale e affollata – la stessa in cui si trova la celebre La Pedrera di Gaudì – sembra voler esprimere, con la sua trasparenza, quell’estremo desiderio di drastica fuga e annullamento dalla materia che Ito ricerca da anni. Il suo lavoro procede, si sposta nel tempo, dando vita a progetti sempre più estremi, sempre più tendenti a quell’assenza di materia e peso che ormai non si identificano più all’interno della continua mutevolezza delle città e dell’ ambiente in generale. Fino a dove arriverà Toyo Ito?

di Chiara Martinoli

 

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