Cristina Ong ha scelto Paola Navone per dare forma (e anima) alle sue più recenti strutture, in due paradisi molto distanti tra loro. Geograficamente e culturalmente.
Hanno aperto al pubblico a pochi mesi uno dall’altro: prima è stata la volta di Point Yamu a Phuket in Thailandia, a fine 2013, e poi del Metropolitan di Miami Beach in Florida, lo scorso marzo 2014, ma entrambi portano un’unica firma, quella dell’interior designer italiana Paola Navone. Una scelta strategica per Cristina Ong proprietaria della catena Como Resort, che ancora una volta conferma la sua propensione allo stile, in ogni dettaglio. Come racconta la stessa Paola Navone che per la prima volta si cimenta in un’impresa, in due puntate, finora mai affrontata.
Ha vissuto per molti anni a Hong Kong, città dalla quale ha assorbito molto, cosa in particolare?
Tutto il mondo è per me una grandissima fonte di ispirazione.
Come un’eccentrica “antropologa delle cose” sono attratta dagli oggetti della vita di tutti i giorni, da ciò che arriva da tradizioni lontane e porta con sé un po’ di storia del mondo.
Hong Kong, il Mediterraneo, l’Africa, New York, il Nord Europa, l’India, i Balcani, Parigi, la Tailandia, o il supermercato dietro l’angolo. Ovunque posso scovare piccole magie. Sotto casa o in luoghi lontanissimi non è importante.
Hanno scritto che lei ama integrare sensazioni e forme di Oriente e Occidente: è stato questo che l’ha avvicinata a Cristina Ong?
Sono portata per istinto ad associare, contaminare e ibridare cose che provengono da mondi diversi vicini e lontani.
Trovo che sia bellissimo quando un elemento che appartiene a un luogo si sposta, viene riusato, rigenerato per diventare un’altra cosa altrove. Quando una cosa lascia la sua origine e diventa un oggetto fatto di tante storie, relazioni e percorsi.
Credo che Christina Ong abbia come me un occhio nomade che non smette mai di guardare, di assorbire, di stupirsi, di creare connessioni tra le cose più diverse.
Come è avvenuto e quando l’incontro con Como?
Ogni mio progetto nasce da un incontro speciale. Con una persona, un luogo, un savoir faire. Qualche anno fa Christina Ong mi ha chiesto di dare una forma diversa allo spirito dell’ospitalità Como.
Condividevamo l’idea di lusso come semplicità, rispetto per le tradizioni, atmosfera contemporanea e non aggressiva. Anche se molto diversi, i progetti di Point Yamu e Miami sono nati dall’alchimia di questo incontro.
I Resort Como sono stati la sua prima esperienza di interior designer di alberghi?
Ho progettato case private, ristoranti e showroom in tutto il mondo. I due progetti per Como sono stati un’occasione specialissima per misurarmi con un tema diverso.
Quanta libertà ha avuto nel progettare Phuket e Miami e quanto invece è stato stimolante confrontarsi con un brand come Como?
In Point Yamu la libertà nel progetto è stata totale. La sfida è stata quella di pensare un hotel che fosse allo stesso tempo modernissimo e legato alle tradizioni del luogo: la Tailandia è un paese ricchissimo di tradizioni artigianali.
Per noi il posto è stato un’incredibile risorsa. Quasi tutti gli arredi sono realizzati da artigiani locali. Abbiamo usato ceramiche thai per i rivestimenti e legno massello locale, piastrelle di cemento e sassi levigati dal mare per i pavimenti; fibra naturale intrecciata per realizzare pareti, rivestimenti, arredi e lampade. Abbiamo realizzato elementi di separazione con blocchi in ceramica, e abbiamo rivestito le pareti con le tegole di recupero dei tetti tailandesi e tozzetti di teak ricilato. Tutto in Point Yamu è molto semplice e naturale e invita gli ospiti a godere della bellezza del luogo.
Il building del Metropolitan di Miami è tutelato dalla City’s Historic Preservation Board, dunque avevamo rigidi vincoli da rispettare nel progetto, ma i vincoli sono diventati una spinta alla creatività.
Rispettando la struttura déco, con i suoi spazi e i suoi colori, abbiamo cercato di dare un’aria delicata e poetica alla filosofia dell’ospitalità Como. Gli orizzonti aperti sull’Oceano e su Miami hanno reso tutto spettacolare.
Ci siamo divertiti a suggerire una sorta di complicità con la città con tocchi delicati, fatti di oggetti e materiali legati alla tradizione e piccole cose prese altrove. Dal nord Europa e dal sud della Francia.
In modo molto diverso i due progetti raccontano prima di tutto la lunga esperienza Como nell’“avvolgere” gli ospiti, prendendosi cura in modo specialissimo dello spirito e del corpo.
In questa pagina: foto dell’hotel Point Yamu, a Phuket
Pingback: Uno stile italiano inconfondibile. Ovunque. | FOOL