Colore e silenzio: così nasce un’emozione

stART & go
11 novembre 2013

Spagnola, classe ’67, Eva Navarro è nata a Madrid, dove vive tuttora. La “scopro” per puro caso a Lisbona, dove ho l’occasione di vedere le sue opere esposte alla Galleria Arte Periferica, in una mostra intitolata Andante. I lavori mi entusiasmano subito: le sagome umane, le loro ombre colorate, i loro passi e i movimenti lenti sono l’oggetto privilegiato dei quadri dell’artista. Tutto è pervaso da una calma quasi surreale, un senso di forte intimità e un silenzio che lasciano a bocca aperta. C’è qualcosa di molto profondo in quelle figure umane rappresentate. Qualcosa che si svela  appena senza lasciarsi interpretare definitivamente. Decido di contattare Eva Navarro, per parlare con lei dei suoi lavori. 

Hai sempre sognato di fare l’artista?

L’arte mi ha sempre appassionato, ma non pensavo che sarei diventata  un’artista a tempo pieno. Facevo la Graphic Designer e dipingevo per piacere. Poi un giorno, inaspettatamente, ho auto l’opportunità di esporre le mie opere. Fu un successo, al pubblico piacquero molto. Da quel momento iniziai a dipingere sempre di più, mettendo da parte il mio lavoro. Ora dipingo a tempo pieno e le mie opere sono state esposte in tutto il mondo, soprattutto in Europa e in America.

I tuoi quadri raffigurano le persone attraverso una straordinaria indagine delle più intime sensazioni. Dipingi dal vivo, fotografi e poi ritrai, oppure immagini tutto?

Alla base dei miei lavori c’è la fotografia. Quando vado in giro scatto migliaia di foto, la mia macchina è una compagna inseparabile. Le persone non sanno di essere fotografate, ed è proprio questo che mi piace, perché non voglio che si mettano in posa:  quello che cerco è la naturalezza dei movimenti. Attraverso i gesti della gente, il linguaggio del corpo, trasmetto le emozioni nei miei dipinti. Analizzo tutte le foto che ho fatto e isolo le persone che mi ispirano per poi concentrarmi su di esse astraendole dal contesto. Le persone raffigurate restano anonime, non se ne vedono mai i volti. In questo modo chiunque può riconoscersi in esse.

Hai sempre dipinto secondo questa linea, quest’intuizione?

No, all’inizio dipingevo paesaggi. Amavo trasmetterne la bellezza, I colori, l’atmosfera. Ma la gente, più che dall’immagine in sé, era attratta dai sentimenti che queste opere esprimevano. Così capii che era su questo che dovevo concentrarmi. E chi sa esprimere i sentimenti meglio delle persone? Fu così che iniziai con questa nuova pittura, calando le figure umane all’interno di sfondi vuoti e colorati, così che l’attenzione si concentrasse solo su di loro.

Hai esposto in moltissimi paesi: quale tra tutti, secondo te, ha saputo appezzare maggiormente le tue opera?

Ogni luogo conferisce a chi lo abita una diversa cultura, razza, lingua, e così via. Eppure… alla fine siamo tutti molto simili: condividiamo tutti gli stessi sentimenti e le stesse paure. Per questo le mie opere, che non hanno caratteristiche tipiche di un luogo, ma esprimono semplicemente sensazioni, sono comprensibili a chiunque e scatenano sostanzialmente le stesse reazioni in tutto il mondo. Perciò non saprei proprio dire quale paese mi apprezza di più.

  • Chiara Martinoli


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