L’importanza della forma, non del nome

DIRE.FARE.CREARE
30 giugno 2014

Due delle trasmissioni televisive più inquietanti sono ‘Sepolti in casa’, trasmesso da Real Time, e ‘Accumulatori seriali’ in onda su Lei Tv. Questi docu-realities raccontano la vita di persone che negli anni hanno ammassato migliaia di oggetti, riviste e inutilità varie fino a non riuscire più a gestire l’ordine nella propria casa. In realtà si va ben oltre l’ordine, sfiorando talvolta la tragedia, a causa dell’impossibilità di effettuare le pulizie, vivere secondo canoni di decenza, condurre una vita normale senza essere schiavi delle cose accumulate.

In un’accezione decisamente più positiva, anche i collezionisti sono dei accumulatori, ma ben consapevoli del valore degli oggetti e con un gusto e una logica. Collezionisti di quadri, di francobolli, di figurine, di pietre, di monete, di bottiglie, di farfalle…
Ogni oggetto può essere collezionato. L’importante, per non lasciarsi prendere da ansia ed eccessivo entusiasmo, è avere una logica nella collezione.

Che succede se la logica della collezione sono gli oggetti di uso comune? Sono tanti, tantissimi, infiniti.
E poi, con quale criterio possono essere scelti? La grandezza, l’utilità, il marchio?
Le risposte sono tutte al Triennale Design Museum di Milano, dove, fino al 14 settembre, va in scena la mostra ‘No Name Design’: quasi 1.000 oggetti senza griffe, ricercati e raccolti negli anni dal designer Franco Clivio, classificati per funzioni, tipologie, materiali o associazioni formali. Non un accumulo di piccoli attrezzi o utensili realizzati da famosi designer, ma un’esposizione strutturata e creativa di semplici oggetti che hanno segnato la nostra vita grazie alla loro utilità o ingegnosità.

Un’esposizione decisamente riconciliante con l’ordine. E che permette di scoprire curiosità e rarità.

 

Simona Scibilia

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