Design on demand

materiali
17 maggio 2012

Letteralmente “progetto su richiesta”. Ovvero la nuova frontiera del marketing

Prodotti Tipici Industriali: come può un prodotto tipico essere definito “industriale”? L’ossimoro in realtà esiste solo in apparenza, perché si tratta di oggetti di design di uso quotidiano, creati con materie prime di origine industriale e commercializzati attraverso una formula innovativa: il design on demand, ovvero la possibilità di progettare il quantitativo di prodotti che effettivamente viene richiesto dagli acquirenti online. Niente rischio di sovrapproduzione e un gran contributo alla… diminuzione del prezzo! L’inedita iniziativa è nata dallo studio di progettazione Torino Lab, che ha inaugurato il proprio showroom lo scorso novembre 2010 (www.tolab.it); si tratta del primo salone d’esposizione totalmente dedicato al design autoprodotto. Maurizio Bazzano e Fulvia Berrino, i titolari dell’azienda al fianco dei quali collabora una squadra di giovani designer, hanno analizzato, negli ultimi tre anni, le potenzialità di alcuni materiali, quali il policarbonato, il cemento, l’espanso, la gomma, la cera e il cartone riciclato, sperimentando impieghi alternativi e conferendo ai materiali un nuovo fascino. La loro ricerca ha dato origine al primo catalogo dei Prodotti Tipici Industriali, la cui realizzazione prevede sia l’impiego di materie prime e semilavorati già esistenti, per evitare una realizzazione ad hoc e quindi un consumo di energia e risorse; che l’utilizzo di materiali forniti da partner che dimostrino di avere una forte attenzione all’etica eco-sostenibile, che una filiera di trasformazione più corta capace di coinvolgere soprattutto le aziende locali. “Torino Lab rappresenta per noi una sfida affascinante, ma anche una grande passione – spiega Maurizio Bazzano – Vogliamo ridare charme a materie considerate generalmente di scarso “appeal” e difficilmente impiegate per abbellire una casa o un posto di lavoro. Ottenere questo risultato, riuscendo allo stesso tempo a dare un piccolo contributo per la salvaguardia dell’ambiente e valorizzando il tessuto imprenditoriale del nostro territorio, è fonte di ulteriore soddisfazione”.

Come nasce il progetto di Torino Lab?

Siamo nati come agenzia di pubblicità specializzata nel B2B, quindi abbiamo sempre avuto un rapporto molto stretto con i produttori di materie prime e semilavorati. Una di queste imprese, la Buzzi Unicem di Casale Monferrato, la seconda produttrice di cemento in Italia, ci ha chiesto di realizzare alcuni gadget in cemento in occasione del centenario dell’azienda. Di qui è nata la sfida di una produzione di serie. E l’arrivo di nuovi contratti di partnership con altre importanti industrie, tra le quali la Gallina Dott. Srl, ci ha ulteriormente incanalati in questo percorso. Dopo aver realizzato i primi oggetti, abbiamo pensato che questa abilità potesse essere portata al grande pubblico, quindi nel 2009 è nato lo studio di design Torino Lab (business unit dell’agenzia di pubblicità Marco Polo). Con Torino Lab nasce anche l’etichetta “prodotti tipici industriali” e il “progetto a chilometro zero”: la riconoscibilità della filiera è garantita, evitando così eccessivi consumi per il trasporto dei materiali. Attualmente stiamo analizzando anche la cera come materia prima da aggiungere al nostro ventaglio di possibilità.

 Come funziona in dettaglio la vostra legge della domanda e dell’offerta sui prezzi?

Sul sito www.tolab.it vengono pubblicati alcuni dei pezzi a catalogo. Gli acquirenti votano online il prodotto che intendono acquistare e più clienti partecipano alla votazione più il prezzo del prodotto si abbassa. Non si tratta però di un’asta: terminato il periodo della votazione (10 giorni), i clienti si possono recare allo showroom e acquistare il prodotto, il cui prezzo ridotto è uguale per tutti. Durante il periodo della votazione, inoltre, l’oggetto in questione non viene venduto presso lo showroom.

Quanto è stato investito per aprire questo spazio e l’attività connessa?

L’investimento iniziale è stato di circa 50.000 euro. Abbiamo cercato di gestire in maniera oculata molti aspetti, arredamento compreso: il bancone all’ingresso, per esempio, è fatto di cassette per la verdura. Anche il design “on demand” a suo modo è un risparmio: si produce in base al quantitativo effettivamente richiesto, eliminando i costi di stoccaggio, che intervengono in caso di sovrapproduzione. A questo si aggiunge l’utilizzo di materie prime e semilavorati già esistenti che ovviamente consente di  mantenere i costi bassi.

Quali sono i vostri obiettivi futuri?

La nostra missione per il 2011 è quella di sviluppare prima di tutto il nostro showroom. Stiamo sperimentando un altro materiale presente nel torinese, la fibra di carbonio, e il prossimo anno ci piacerebbe presentare al pubblico oggetti realizzati con questo materiale. Inoltre abbiamo in programma una serie di iniziative in cui i designer italiani e stranieri potranno presentare i loro prodotti all’interno del nostro showroom. Interessante è per noi anche la linea di monili chiamata “Citazioni urbane”, nata quasi contemporaneamente al resto delle produzioni: anelli e collane prendono diretta ispirazione dagli angoli di Torino (per esempio il Cortile del Maglio e il cuscinetto a sfera hanno ispirato l’anello Trilogy, mentre la metropolitana ha ispirato la realizzazione delle collane Tube).

Per la fine del 2011 quanto pensate di raggiungere in termini di fatturato?

L’obiettivo è circa 65.000 euro. Bisogna considerare che lavoriamo anche con aziende che ci chiedono progetti specifici.

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