Biomassa è un termine ricorrente oggi, ma non nel comparto del vino. Perché sono ancora pochi quelli che scommettono sulle vinacce, sui vinaccioli e sui legni da potatura per dar vita a nuovi business utili, oltre che redditizi
Trasformare un problema in opportunità: è la nuova sfida delle Distillerie Francoli che dopo aver attivato il riciclo delle acque per il raffreddamento, compensato l’emissione di anidride carbonica con la riforestazione di determinate parti di territorio e progettato l’installazione di un impianto a pannelli fotovoltaici si appresta ora a costruire il primo impianto a biomassa della regione di Ghemme. “Non stiamo facendo nulla di nuovo”, racconta Alessandro Francoli presidente del gruppo e quinta generazione attiva nella conduzione dell’azienda insieme ai cugini Enrico, Roberto, Alberto e Andrea, “questo tipo di strutture è diventata molto di moda di moda negli ultimi anni. La vera novità consiste nel recupero di materiale vegetale che altrimenti andrebbe smaltito con costi e difficoltà enormi. Il legno da potatura di viti, ad esempio, non si può interrare a causa delle malattie che la vite stessa potrebbe trasmettere anche successivamente, e la vinaccia esausta è presente in tali quantità da essere diventata un problema ingestibile: la mancanza di aiuti da parte della Comunità in questo senso ha portato nel 2010 all’emanazione di un decreto che prevede lo spargimento sui campi della vinaccia fresca con conseguente aumento dei roditori, dannosi per il sistema: ecco il nostro contributo al comparto, quello di valutare combustibili diversi per la produzione di energia tra quelli già presenti di fatto e non ancora utilizzati”. L’azienda di Ghemme che opera nel comparto delle Grappe dai lontani Anni ’50, quando Luigi Francoli, (di una famiglia di antichi Grapat di Campodolcino) aiutato dai quattro fratelli pose le basi dell’attività, si contraddistingue oggi sul mercato non solo per la messa in commercio di prodotti di altissima qualità – Grappe e Liquori – ma anche per l’adesione a piani di ecosostenibilità come il progetto ‘Impatto Zero’. “Il nostro intento è da sempre quello di tutelare il territorio in cui operiamo” continua Alessandro Francoli, “un passo dopo l’altro. E la costituzione della nuova società, la Francoli Energia, va proprio in questa direzione: l’impianto da 1 Megawatt ci auguriamo sia solo il primo ‘mattone’ al quale si aggiungeranno la sua integrazione nel paesaggio dal punto di vista estetico – perfetta integrazione con l’ambiente circostante – la sua fruibilità da parte di studenti o appassionati per una corretta diffusione delle informazioni in materia e, magari in un futuro non lontano, la realizzazione di un centro di stoccaggio delle materie prime anche da altri stabilimenti o aziende, capace di rendere ancor più utile ed efficiente il sistema”. Il piano presentato dalla famiglia Francoli prevede, una volta ottenute le approvazioni necessarie, l’inizio dei lavori nella primavera del 2011 e la conclusione degli stessi a fine 2012: 1/10 dell’energia prodotta andrà ad alimentare i macchinari della Distilleria, mentre il resto confluirà nella rete per la distribuzione nelle aree limitrofe. “Se possibile cercheremo di utilizzare anche l’energia termica prodotta per creare energia elettrica” conclude il presidente, “la sua destinazione ottimale potrebbe essere quella del riscaldamento di serre per la produzione di frutta, ma non solo. Anche in questo caso ci muoviamo un passo alla volta e l’investimento nel nuovo impianto comporta un investimento finanziario rilevante a fronte del quale, specie per le aziende agricole non sono previsti contributi in Italia. Ciò non toglie che la produzione di energia elettrica ‘sostenibile’ potrebbe domani portarci a sostenere, a nostra volta, altri interessanti progetti”.
di Barbara Carbone