All’arte fa bene l’aria del deserto

appuntamenti | estero
08 marzo 2010

In Dubai non si aprono solo filiali di musei. Ma anche happening dedicati ai contemporanei. Dagli Emirati agli Usa, passando per la vecchia Europa: ecco gli appuntamenti della nuova stagione

 Quelli che nutrono un profondo interesse per gli oggetti d’arte rari e incantevoli del passato e del presente incontrano, nel cuore commerciale degli Emirati Arabi, un’opportunità per partecipare alla creazione di un mercato dell’arte nuovo e vibrante: la piazza d’Oriente, con epicentro a Dubai. Fino a una ventina di anni fa un luogo remoto, sonnolento, spazzato dalla sabbia e bruciato dal sole. Oggi il posto più ricco e sfavillante della terra. Lo sceicco Rashid bin Saeed al Maktoum e il figlio Mohammed hanno infatti messo a frutto la fortuna petrolifera di Dubai, rendendola la città a più rapida crescita del mondo moderno, dove tutto è più grande, più alto, più lussuoso, più… che altrove.

La modernizzazione ha portato il turismo di eccellenza, un fiorente settore immobiliare (il valore delle case aumenta del 100% in un anno) e un comparto bancario, che prospera grazie alla creazione di zone di libero scambio e un ambiente liberale in cui le società straniere possono impiantare attività commerciali godendo di tutte le facilitazioni di un mercato offshore. Ma il guscio d’oro di Dubai difettava di un’anima e così, agli oltre 50 centri commerciali, si è pensato di aggiungere 10 musei tematici, 9 biblioteche, 14 teatri, 7 istituti per la promozione delle arti e 11 gallerie, oltre a una serie di atelier per artisti locali e stranieri. Il tutto, battezzato Dubai Creek Cultural Project, sarà pronto entro il 2015 e vorrebbe trasformare la città in un polo culturale su scala internazionale.

“Creare un nuovo modello per il futuro della cultura e delle arti, fondendo la forte eredità di Dubai con la cultura vasta e diversificata dei molti residenti stranieri” è una prospettiva che si pone sulla stessa linea di orizzonte di Art Dubai, la fiera d’arte contemporanea più importante del Medio Oriente che, nata nel 2006 dal gallerista inglese John Martin e subito appoggiata dalla famiglia reale, ha suscitato un immediato successo di critica e l’interesse crescente di numerose gallerie di consolidata posizione, oltre che de il Louvre di Parigi e il MoMa di New York, consentendo precoci collaborazioni. Ha pure richiamato l’attenzione del mercato internazionale dell’antiquariato, infatti, le maggiori case d’asta del mondo, Christie’s e Bonham’s, ingolosite dalle potenzialità artistiche di Dubai, dal 2007 hanno avviato un programma di aste, puntando proprio su artisti iraniani, indiani e arabi, ma anche su gioielli e orologi da collezione già di grande successo (Christie’s da sola ha totalizzato 63 milioni di dollari in 18 mesi, contro i 30 previsti per il primo triennio di attività). L’idea di lanciare artisti provenienti da Medio Oriente, Nord Africa e Sud-Est Asiatico ha poi trovato uno sprone nel più ricco premio al mondo per l’arte contemporanea: l’Abraaj Capital Pize, 600mila dollari messi in palio esclusivamente per artisti e curatori che presentino progetti realizzati nelle zone del mondo definite MENASA, seguendo l’acronimo inglese.

A Dubai l’appuntamento è fissato dal 17 al 20 marzo, poi sarà la volta di Milano con MiArt; lo stesso mese, dal 4 al 7, aprirà l’Armory Show a New York City; seguiranno, dal 23 al 26 aprile, Art Brussels e, per chiudere in bellezza, Art Basel.

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