ARCHITETTURA SCENOGRAFICA

architettura
30 aprile 2012

Lo studio C14 nasce dall’incontro di due architetti, Marco Rivolta e Alexander Ballman, che hanno unito le loro competenze per realizzare progetti che hanno come principale protagonista la luce.

Alexander Ballman è titolare del corso di Lighting Design presso la Libera Università di lingue e comunicazione Iulm e collabora attivamente con l’università L.u.n.a di Bologna. Marco Rivolta insegna, invece, all’Istituto Europeo di Design. Insieme hanno dato vita al Gruppo C14, uno studio di architettura con un approccio molto diverso da quelli tradizionali, dove è fondamentale la continua ricerca di nuove tecnologie e la luce è parte integrante del disegno progettuale. Fool Magazine li ha intervistati insieme per farci raccontare il loro modo di lavorare.

“La luce naturale e l’architettura hanno un rapporto storico – spiega Alexander Ballman – L’illuminotecnica, invece, è una disciplina moderna ma è diventata ormai fondamentale per rendere completo un progetto. Noi siamo architetti e se vogliamo, abbiamo un ruolo più completo e di visione d’insieme rispetto quello di un light designer. Per noi la luce deve essere un’integrazione dell’architettura con un occhio sempre attento alle nuove tecnologie, le nuove sorgenti di illuminazione cambiano rapidamente ed è quindi necessario per assecondare al meglio le richieste dei clienti essere continuamente aggiornati”.

“Cerchiamo di creare emozioni nell’osservatore: illuminare un luogo può modificare totalmente la percezione dello stesso” aggiunge Marco Rivolta.

Qual è la forza del vostro studio?

Cerchiamo di affrontare tutte le sfide che ci vengono proposte: quando partecipiamo a una gara vogliamo proporre sempre qualcosa di nuovo. Abbiamo un nostro stile che cerca di seguire i cambiamenti e le evoluzioni di questo mondo per capire la direzione più giusta da prendere.

Da quante persone è composto il Gruppo C14?

Ci siamo noi due e altri dieci collaboratori più una responsabile amministrativa e la cosa strana proprio per tornare al concetto di uno studio di architettura insolito è che il cinquanta per cento dei nostri collaboratori è composto da architetti e l’altro cinquanta da designer. La percentuale poi si sposta se parliamo dell’incidenza femminile, le donne da noi sono più numerose.

Nei vostri progetti pensate anche al risparmio energetico?

Per noi risparmiare energia non vuol dire solo utilizzare lampadine Led e a basso consumo, noi crediamo, infatti, che migliorare la quantità della luce, mettendo la luce solo quando c’è davvero bisogno faccia la vera differenza in termini di risparmio energetico.

Qual è il progetto cui avete lavorato che più vi ha appassionato?

A dire il vero ci appassioniamo a tutto quello che facciamo, ma sicuramente quello che stiamo facendo adesso è una bella sfida: l’allestimento della mostra “Foresta Rossa” di Velasco Vitali all’Isola Madre sul lago maggiore che sarà inaugurata il 3 di giugno e rimarrà aperta per tutta l’estate. Il progetto è particolarmente suggestivo e prevede ad esempio l’illuminazione di un albero da sottacqua e in questo caso giochiamo con il buio per creare contrasti. Ci piace molto lavorare con gli artisti perché dal rapporto con loro e le loro opere si riescono a trovare soluzioni che si adattino perfettamente alla tipologia dell’opera ai materiali che la compongono e al messaggio che l’artista vuole trasmettere.

Cosa pensate della luce di Milano?

La città è male illuminata e ci sono pochi accenti esatti sui monumenti e sulle architetture più importanti. Le amministrazioni pensano a creare una luce diffusa anche per questioni di sicurezza, ma basterebbe utilizzare la quantità corretta di luce per dare maggiore visibilità alle sue bellezze.

di Benedetta Bagni

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