All’interno di importanti musei nascono nuovi ristoranti e caffè, che confermano il legame sempre più stretto tra la buona cucina, l’arte e la creatività.
Capita che gli artisti non attribuiscano un nome alle loro opere d’arte perché mentre realizzano una scultura o un quadro non pensano che possa essere esposto in un grande museo sotto gli occhi di tutti e che abbia quindi bisogno di un titolo. Un altro untitled è entrato a far parte del Whitney Museum di New York: è l’ultima opera di Denny Meyer, non un artista, ma il più importante ristoratore sulla scena newyorkese che ha da pochissimo inaugurato, al piano terra dell’edificio che ospita il museo, un nuovo ristorante. Si chiama Untitled appunto ed è gestito dall’Union Square Hospitality Group (azienda che gestisce anche il cafè all’interno del Moma). La ristrutturazione è stata affidata allo studio di architettura Rockwell Group e lo spazio si presenta come un classico coffee-shop di Manhattan dove è possibile gustare diverse prelibatezze culinarie: dalla colazione, passando per il pranzo fino alla cena.
Secondo Denny Mayer gestire un ristorante all’interno di un museo offre ai clienti una ragione in più per visitare una mostra o la collezione d’arte. La sua strategia di Business si basa sull’ottimo servizio e sulle sensazioni che si riescono a trasmettere al cliente. Per questo il nuovo Untitled rappresenta per il suo gruppo un buon investimento, che riesce a unire il gusto per il buon cibo con la bellezza di un’opera d’arte.”
Nuovissimo è anche il ristorante La Voile Blanche aperto all’interno del Centre de Pompidou a Metz che nasce dal desiderio di accogliere chi è interessato a conoscere qualcosa in più della cucina gastronomica regionale.
Si è pensato, infatti, che in una località lontana dai soliti centri turistici fosse necessario far conoscere anche le prelibatezze culinarie del luogo. La propensione ad accostare arte ed esperienze culinarie è propria anche dell’Italia, dove le ultime novità riguardano due importanti istituzioni aperte molto di recente: il Museo del Novecento di Milano e il Maxxi di Roma. Il primo ha chiesto a Giacomo Bulleri, ristoratore milanese dal lontano 1958 e proprietario di altri due ristoranti che portano il suo nome, di creare un nuovo spazio al terzo piano dell’edificio che si affaccia con una grande vetrata sull’ingresso del Duomo. Giacomo all’Arengario – questo il nome del nuovo ristorante – ha uno stile moderno e raffinato e può ospitare una settantina di persone. Lo chef executive Michele Stamera ha pensato a un menu ispirato alle stagioni che sia un mix tra le proposte delle altre due location della famiglia Bulleri: quelle di pesce che si possono assaggiare al ristorante da Giacomo e quelle più semplici del Bistrot Giacomo. Ristrutturato dal duo di architetti Peregalli-Rimini si presenta come un esempio di architettura del Novecento per dare un senso di continuità con il museo sottostante e richiama l’architettura di alcuni edifici del XX secolo di Parigi e New York. La maggior parte della clientela sono turisti stranieri che rimangono affascinati dalla splendida vista sulle guglie del duomo. Le migliaia di visitatori che ogni giorno frequentano le sale del Museo del Novecento danno ragione alla scelta di Giacomo di investire in questo ristorante.
A Roma è nato, invece, il Maxxi 21, il caffè-ristorante che si trova nel cortile del Museo Maxxi, nella palazzina che ospita il book shop. La struttura che un tempo accoglieva la caserma della polizia è oggi stata totalmente ristrutturata per seguire la linea architettonica del museo realizzato da Zaha Hadid. All’interno, il nuovo ristorante gestito da Relais Le Jardin (una delle più note catene di catering) si sviluppa su una doppia altezza e si caratterizza per un arredamento di design. Di giorno si può scegliere questo luogo dal fascino moderno per un caffè o un aperitivo mentre la sera il menu è concentrato su una proposta gastronomica a “Km 0”, che impiega i prodotti tipici di Roma e della campagna laziale, con una particolare attenzione alla stagionalità, per realizzare piatti semplici che ripropongono una cucina tradizionale rivisitata. Altro aspetto fondamentale è il concetto di “calorie 0″, in base al quale è stata creata una carta con ricette che non superino le 250 Kcal.
A giugno dell’anno scorso è stato inaugurato l’HB Bistrot dell’Hangar Bicocca che si presenta come un open space arredato nel rispetto dell’architettura industriale in cui si trova: travi in acciaio a vista, materiali e oggetti di recupero. Un’idea in più è quella che tutti gli oggetti di design che compongono l’arredo del locale sono in vendita.
Anche Palermo di recente ha il suo ristorante da museo grazie a Gourmart all’interno della Galleria d’arte moderna. In questo luogo si esaltano i sapori siciliani grazie alla cucina creativa dello chef Costantino Guzzo. La sala dispone di una cinquantina di coperti, più il grande chiostro dove sono ospitati eventi speciali e banchetti. Da provare i menu tematici ispirati ai grandi artisti siciliani del passato che cambiano a seconda dell’esposizione in corso all’interno del museo.
Legato all’idea di unire gusto e cultura è anche il progetto The Cube, dello studio milanese Park Associati, che ha creato un contenitore da posizionare sulla cima dei principali monumenti delle più importanti città europee, all’interno del quale fare apprezzare piatti tipici della tradizione a un limitato numero di persone ogni sera. Gli spazi sono caratterizzati da una pianta aperta da modulare sulla base delle diverse esigenze, con un’unica tavolata che possa favorire la socialità dei commensali. L’idea è venuta al committente di questo progetto, la Electrolux, che ha aperto il primo The Cube nell’aprile scorso a Bruxelles sul Parc du Cinquantenaire. Lo scopo dell’iniziativa è stupire e ispirare gli ospiti, stimolandone il gusto e la vista. In ogni location, uno chef diverso, selezionato tra i migliori del paese ospitante, offre ricette uniche che utilizzano ingredienti locali, preparate con i migliori elettrodomestici Electrolux. La cucina è a vista, al centro di ogni The Cube, con gli chef al lavoro per condividere con il pubblico la loro arte. Dopo il Belgio sono previste nuove e importanti aperture in tutta Europa.
di Benedetta Bagni
