Partiamo dalle nostre periferie, rinnoviamole e rendiamole migliori, trasformiamole in aree urbane fruibili a tutti, luoghi nei quali si possa accedere con interesse e tranquillità. Da dove iniziare?
Basterebbe costruire lì auditorium, locali di aggregazioni, spazi comuni e condivisibili ma, soprattutto, sarebbe utile costruire scuole. Un’idea coltivata dal maestro Franco Lorenzoni, “rappresentante” dell’innovazione della pedagogia, è lui che, circa un anno fa, ha lanciato la sfida nell’articolo «Cari architetti, rifateci le scuole!».
Renzo Piano ha accettato al sua provazione e, seguendo il modello Montessori, hanno realizzato assieme il progetto de La scuola che farei. Un complesso studiato per i grandi spazi ai bordi dei centri urbani, così da “abbattere”, prima di tutto, la sensazione di massicce costruzioni scolastiche incastrate tra i grandi palazzi cittadini. Una scuola ideale volta a far scoprire le ricchezze ambientali che vanno di pari passo con quelle culturali.
Il piano terra – sollevato dal terreno – sarà il primo luogo di interscambio tra gli alunni e tra il resto della città: qui ci saranno i laboratori, le aule didattiche, palestra e auditorium. Al centro ci sarà un grande albero, metafora della vita e “professore naturale” del ciclo delle stagioni. Sempre qui sorgerà anche la Torre dei libri, ossia la biblioteca. Un altro luogo fondamentale del sapere nel quale si potranno trovare volumi cartacei ma anche materiali multimediali; in aggiunta svolgerà anche la funzione di archivio per tutti i lavori prodotti dagli alunni.
Il primo piano sarà riservato alle aule, affacciate direttamente sul giardino. Non più lunghi e stretti e corridoi ma spazi più ampi, predisposti per essere luoghi d’incontro e non solo “strade di passaggio”. Questo piano ospiterà gli alunni dai 3 ai 14 e, solo ai più piccoli, sarà riservato una sorta di giardino privato.
Salendo ancora si arriva al tetto, lo spazio della libertà, della creazione, della fantasia…un luogo “proibito” per i ragazzi, dove si potranno fare esperienze dirette come coltivare l’orto, osservare il cielo con il telescopio e guardare il mondo da una prospettiva diversa.
Una scuola differente con un’attenzione particolare all’ambiente, una scuola sostenibile che aiuta la natura poiché, anche se costruita in legno, avrà piantato altri alberi: si avranno così nuovi boschi che, nel giro di circa 20 anni, contribuiranno a migliorare il territorio. Una scuola supportata da pannelli fotovoltaici per il riscaldamento d’inverno e il fresco nella stagione calda, la stessa cosa avverrà per la produzione e il consumo dell’energia elettrica. Meglio ripartire da qui per dare un incipit positivo visto che la scuola è la tappa obbligatoria per tutta la società.
di redazione