Dietro quella porta

eco design | materiali
08 aprile 2010

Opera di un giovane studio di progettazione, ecco i 14 punti strategici che cambieranno il volto dell’Appenino Tosco-emiliano.

Si chiama Bilite il nuovo progetto affidato al BBStudio degli architetti Francesco Bombardi e Andrea Bergianti – con Elena Vincenzi, Diana Cristobal, Laura Barbieri, Valeria Zaniboni e Francesca Penzo – per rendere riconoscibile e identificabile il Piano di Sviluppo socio-economico del Parco nazionale Tosco-emiliano. Le 14 Porte del progetto, attualmente approvate nelle linee guida, costituiscono punti strategici per favorire, in modo immediato e diretto, un senso di comunità e un senso di appartenenza ai valori espressi dal territorio.
Sosta e movimento sono due elementi fondamentali nella definizione di Bilite: sulla loro “frizione” si fonda la conoscenza percettiva dei luoghi. Alla naturale capacità di suscitare emozione, in particolare legata agli scenari circostanti, si associa una funzione di orientamento e di informazione. Se poste in aree di grande afflusso, le Porte possono fungere da suggeritori di altre mete con conseguente possibilità di miglior gestione dei flussi. Se poste invece in aree discoste e poco frequentate, possono fungere da attrattori di attenzione. Il filo conduttore dichiarato del nuovo progetto è quello di creare una rete di strutture capaci di marcare il territorio del parco, con un’immagine coordinata facilmente riconoscibile, pur mantenendo caratteri sempre diversi a seconda delle vocazioni dei luoghi.
La Porta fa capire l’appartenenza di quel luogo al Parco e costituisce un mezzo di orientamento nelle diverse direzioni, elevando la qualità paesaggistica dell’ambito di intervento; offre vedute, informa, in alcuni casi porta acqua e facilita la sosta dei passanti. Le Porte presentano la loro struttura a chi transita, costituendosi quali luoghi da abitare, ricchi di funzioni e con una nuova capacità di narrazione, nelle diverse scale e nel tempo; il loro apparire quali elementi fortemente caratterizzati, ricorrenti lungo le strade del Parco, accompagna il viaggio e tiene insieme quei luoghi in un unico racconto, pur nell’eterogeneità del paesaggio, scatenando, forse, curiosità e desiderio di approfondire la propria conoscenza di quel territorio.
Alla creazione di un elemento di richiamo verticale, con vocazione di landmark e protezione, si giustappone un elemento orizzontale, con un richiamo alla sacralità del sagrato o dell’altare applicata alla contemplazione del paesaggio secondo una direzionalità prevalente. Il Bilite diventa così un monumento abitabile, flessibile e adattabile a situazioni sempre diverse, pur mantenendo un forte carattere di riconoscibilità che riconduce ad una solo identità, quella del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-emiliano, di cui riprende i colori, nel logo, grazie alla scelta di utilizzo della tinta tipica delle bacche di faggio in autunno.

di Barbara Carbone

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