Quello creato da Loh Lik Peng è un hotel eccentrico, ma molto “radicato” nel tessuto urbanistico che lo ospita. E che offre ai turisti (e non solo) una nuova visione di Singapore
“Un’irresistibile desiderio di viaggiare ed esplorare mondi differenti”. Questa è la definizione che il dizionario dà della parola ‘wanderlust’, che in italiano potrebbe essere tradotta più semplicemente come “smania di viaggiare”. E proprio questo termine inglese è il nome che è stato dato ad un hotel aperto recentemente a Singapore, nel quartiere di Little India, a Singapore. La nuova creazione dell’albergatore “alla moda” Loh Lik Peng trova posto in un antico insediamento dove un tempo gli immigrati indiani allevavano il bestiame; poi negli anni Venti la struttura è diventata una scuola Hong Wen, ospitata all’interno del palazzo al numero 2 di Dickson Road, che conserva ancora oggi tutto, nella perfetta facciata, tutto il suo fascino originale. “Ho scelto Little India – spiega lo stesso Loh – perché è una zona interessante che non ha ancora avuto l’attenzione che merita. Ci sono pochissimi validi hotel e ristoranti nell’area che è quasi ignorata del tutto dai turisti che vengono a visitare a Singapore. Anzi, spesso sono gli stessi abitanti a non conoscere il quartiere e per questo ho voluto dar loro un’ottima ragione per riscoprire questa gemma del territorio”. I quattro piani del Wanderlust Hotel racchiudono un totale di 29 stanze, che sono state realizzate da tre note agenzie di design locali (Asylum, PhunkStudio e fFurious), che per la prima volta hanno prestato la loro creatività alla realizzazione di un albergo; il loro lavoro si è svolto fianco a fianco dello studio DP Architects, esecutore del progetto. Proprio grazie a queste collaborazioni, l’hotel presenta la particolarità di avere non solo ogni camera diversa dall’altra, ma addirittura ogni piano diverso dall’altro. Ciascuna agenzia, infatti, ha avuto piena libertà nel progettare i propri spazi e il risultato sono stati quattro temi differenti e di particolare impatto: “Industrial Glam”, “Eccentricity”, “Is it Just Black or White?” e “Creature Comfort”. Camminando lungo i corridoi, gli ospiti possono così incontrare arredamenti dal design contemporaneo – come le sedie ricavate da vecchi segnali stradali ideate da Trent Jansen – oppure stanze simili a ‘capsule’ monocolore, ognuna caratterizzata da un nome che richiama alla mente canzoni molto note. Per terminare il viaggio all’ultimo piano, dove la notte le lanterne fatte a mano danno vita a “mostruose” ombre lungo i muri. “Volevamo che gli ospiti del Wanderlust potessero tornare indietro alla loro infanzia e, ancora una volta, rimanere incantati da ciò che li spinge a viaggiare – spiega Loh Lik Peng –. Ricordo ancora il senso di avventura, il divertimento e l’emozione di esplorare il mondo quando viaggiavo da bambino; da adulto tutto questo stanca, le cose sorprendenti e le esperienze originali si perdono talvolta nella nebbia della mondanità. Con questo hotel ho voluto provare a rendere ancora una volta questo mondo un divertente parco giochi”.
di Luigi Piscitelli