Se i grandi sfidano la crisi

musei & gallerie
22 settembre 2013

Da quarant’anni segue e fa la storia dell’arte contemporanea in Italia. Ora Lia Rumma ha deciso di rilanciare il comparto scommettendo su Milano. Dove ha realizzato il suo quartier generale da oltre 2mila mq.

Il suo sogno era quello di creare una casa dell’arte dove gli artisti potessero esporre, lavorare e vivere. Un luogo dove le opere fossero al centro dell’attenzione e non sacrificate. Dopo oltre quarant’anni di onorata carriera nel mondo dell’arte Lia Rumma è riuscita realizzarlo. A Milano.

La galleria è uno spettacolare spazio di oltre 2mila metri quadri su quattro livelli: un’elegante palazzina bianca, dove trovano posto, oltre ad ampie sale per l’esposizione delle opere, anche gli uffici, un laboratorio e una caffetteria nata come punto di incontro tra artisti, critici e semplici appassionati per scambiarsi idee e opinioni. Il progetto è stato realizzato dallo studio CLS di Milano che ha seguito alla lettera le disposizioni della gallerista, che desiderava uno spazio il più possibile invaso dalla luce naturale e con un grande terrazzo per godere della vista del Monte Rosa. Il risultato è un edificio in cui dominano il bianco e il grigio, che risaltano e riflettono i raggi del sole provenienti dalle grandi finestre a tutta parete. L’ingresso è leggermente arretrato rispetto all’allineamento della strada, così si viene accolti in una piccola piazza che rivela il desiderio di aprirsi alla città, ma anche di avere un luogo un po’ nascosto da scoprire. Gli spazi interni sono sfruttati al massimo per lasciare che siano le opere a raccontare tutta la loro storia. I muri perimetrali sono realizzati con uno speciale cemento ecologico, capace di ricreare il processo di fotosintesi, tipico delle piante, e permettere quindi la riduzione di anidride carbonica nell’aria.

Ma che cosa ha spinto una grande gallerista a investire tutta se stessa in questo progetto soprattutto in un momento di crisi come questo? In realtà la crisi per lei ha aiutato a smascherare quelli che, seguendo le oscillazioni della borsa, si erano buttati senza passione nel mondo dell’arte solo perché avevano intravisto un porto sicuro; adesso finalmente ritornano i veri intenditori che pur comprano ancora poco, lo fanno con il cuore. Le sue solide convinzioni nascono da una grande esperienza. Tutto è iniziato a Salerno, negli anni Sessanta, quando Lia Rumma assieme al marito, Marcello, organizza le prime mostre sui nuovi artisti italiani emergenti, come Bonalumi, Mondino, Gilardi, Pistoletto, Zorio, Anselmo, oltre a qualche giovane americano come Warhol, Johns, Lichtenstein, Indiana e Stella. Una passione che ben presto scaturisce nell’apertura della sua prima Galleria al Parco Margherita di Napoli, all’interno di un ex garage, con una mostra di Joseph Kosuth che riscuote uno straordinario successo. È il 1971 e la sua ricerca si focalizza sui movimenti internazionali dall’Arte Povera alla Land Art, fino alla Conceptual Art. Con il passare del tempo cresce il numero degli artisti che passano da Napoli e la gallerista sente il bisogno di trovare un luogo più adatto ad accoglierli tutti; apre così la storica sede di Via Vannella Gaetani.  Nel pieno del suo successo però Lia Rumma annuncia il suo addio dall’attività perché non vuole più essere “mercante ma collezionista di nuova cultura”. Rimane fuori dalle scene per quasi cinque anni, ma quando riapre la sua galleria è come non fosse mai mancata dalle scene internazionali. Nel febbraio 1999 ha il suo primo approccio con la città di Milano, dove decide di aprire un nuovo spazio in Via Solferino. Tra i suoi artisti di punta può annoverare anche Vanessa Beecroft con la quale ha realizzato diverse performance da quella “VB48, p VB61 Still Death! Darfur Still Deaf?” per la Biennale di Venezia fino a quella dello scorso febbraio al Mercato Ittico di Napoli. Oggi Lia Rumma ha deciso di affrontare una nuova sfida aprendo, in via Stilicone, la più grande galleria d’arte privata a livello europeo, dove accoglierà, come in una casa, i suoi artisti con i quali discute, polemizza, perché per lei “un’esposizione non è il frutto di un calcolo economico, ma il risultato di una progettualità condivisa”.

“Perchè ho scelto Milano? La città mi ha accolto con molto affetto e spero con questo spazio di ribadire tutto il mio orgoglio di essere una gallerista italiana, ma anche che questa città può stare al centro dell’arte internazionale, oggi come non mai”, dice Rumma.

di Benedetta Bagni

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