Stadio: un concetto da ripensare

architettura
08 ottobre 2011

In Italia ci sono gli impianti più vecchi d’Europa. Che costano e non producono reddito. Ma qualche speranza c’è. Parola di Massimo Roj. Basta avere nuove leggi. E un po’ di inventiva.

Gli stadi italiani sono vecchi e obsoleti. Ma soprattutto non producono alcuna ricchezza. E molto spesso rappresentano un costo esorbitante per le società calcistiche. Ma il design potrebbe dare una grossa mano a cambiare il mondo degli impianti sportivi italiani. Parola di Massimo Roj, amministratore delegato di Progetto CMR, società di progettazione che ha realizzato numerosi stadi, soprattutto in Cina. “In Italia i dati di settore hanno messo in evidenza come gli impianti vengano utilizzati al massimo per un giorno alla settimana – spiega Roj. – Lo stadio in chiave moderna, invece, deve essere concepito per essere vissuto tutti i giorni della settimana, per 365 giorni all’anno”. Ci sono però due fattori che impediscono che questo si possa verificare. Il primo è la Legge Pisanu, che regola gli eventi sportivi. La normativa prevede che mentre si svolge una partita, nella medesima struttura non può essere tenuta nessun’altra attività di intrattenimento.

Secondo fattore, non meno importante, è che lo stadio deve essere di proprietà della squadra di calcio, affinché possa diventare una fonte di reddito: ma nel nostro paese gli impianti sono di proprietà degli enti locali (Juventus a parte, vedere box). Tutto questo rende perciò impossibile applicare i criteri che rendono la struttura sportiva fruibile tutto l’anno. All’estero, invece, sono riusciti a trasformare lo stadio in un impianto funzionante quotidianamente. Soprattutto in Inghilterra. “Nonostante gli inglesi abbiano avuto problemi molto rilevanti in passato con il tifo violento – prosegue l’a.d. di Progetto CMR, – già da qualche anno sono riusciti a debellarlo e al tempo stesso a creare degli stadi che vengono vissuti ogni giorno dell’anno. Ad esempio a Londra l’impianto del Chelsea, di proprietà dello stesso club, è in pieno centro cittadino, perfettamente integrato con le costruzioni attorno. E molto spesso non ci si accorge immediatamente che quella struttura ‘contiene’ in realtà un campo da calcio”. Tutto questo ha permesso alla società calcistica di realizzare interessanti strutture di intrattenimento dentro lo stadio, fra cui anche un hotel, che le hanno consentito di ottenere dal proprio stadio un redditività annua pari a circa il 18% dei propri ricavi. “In questo modo la partita diventa solo uno degli eventi che la struttura può ospitare – evidenzia Roj.- Così in fare di progettazione non ci sarà da considerare un unico principale fattore, ovvero avere una buona visibilità del match!”.

In Italia invece si continua a perseverare nel pensare e costruire aree sportive solo fuori città, da far vivere tutto l’anno soltanto grazie a grandi spazi commerciali situati nelle immediate vicinanze. Ma lo stadio resta comunque una cattedrale del deserto e ciò impedisce anche al designer di progettare e trovare soluzione innovate che possano far crescere la redditività dell’impianto.

Ma cosa concretamente può fare il design progettuale per creare degli stadi che siano piacevolmente utilizzabile dai tifosi (e dai cittadini) e positivi per i bilanci dei club? “Solitamente si inizia a lavorare verificando le esigenze del gruppo sportivo – prosegue Roj, – sul tipo di impegni e di gare. Poi si prosegue per capire come poter inserire al meglio la struttura nel contesto territoriale, culturale e storico della città, aspetti che incidono sulla forma dell’edificio. In questo caso gli architetti-progettisti devono lavorare più di fino. Senza dubbio è più difficile che costruire uno stadio ex novo nel nulla, ma è decisamente più interessante, perché diventa qualcosa di unico, completamente integrato con il contesto urbano”. Non bisogna dimenticare che il design può aiutare a risolvere anche i problemi di gestione dell’ordine pubblico, se ben indirizzato, sia all’interno che all’esterno dell’impianto. “In alcuni casi, quando viene progettato il campo da gioco, l’ingresso delle persone non è detto che debba essere per forza fissato a quota zero. L’entrata può avvenire a livelli diversi dello stadio, per una migliore e più efficace gestione delle tifoserie”.

Ma affinché il comparto in Italia possa provare a cambiare marcia, c’è bisogno di nuove normative. “Si spera che in tempi brevi il Parlamento possa approvare in maniera definitiva un nuovo disegno di legge – conclude l’architetto – che porterà al superamento delle barriere imposte dalla legge Pisanu e darà impulso alla costruzione di nuovi, e si spera, innovativi stadi”.

Juventus: nuovo stadio, vecchio stile

È il primo, e al momento, unico stadio italiano che sta ‘rinascendo’. Anche se progettato seguendo “i vecchi criteri”. Si tratta del nuovo Delle Alpi di Torino, attualmente in fase di costruzione, che tornerà ad essere la casa della Juventus a partire dalla stagione 2011-2012. L’impianto è stato disegnato e pensato dall’architetto colombiano Hernando Suarez e dal collega torinese Gino Zavanella. Importante è stata anche la collaborazione con Giugiaro Design, che ha curato il profilo dell’arena e le aree esterne. Mentre i seggiolini sono stati realizzati da Pininfarina Extra e pensati come i pixel di una grande fotografia che, a stadio vuoto, riprodurranno immagini di giocatori juventini. Negli spazi interni (in tutto 45mila mq) ci saranno anche 8 aree ristoro per vip, sponsor e stampa, 24 bar, e lo store dei prodotti ufficiali. L’obiettivo della Juventus è però quello di ottenere dallo stadio il 10% circa del proprio fatturato. E per far questo all’esterno lo stadio sarà integrato con un’area commerciale di 34mila mq dove troveranno spazio una galleria di negozi e uno shopping center. E proprio a fine 2009 la società bianconera ha siglato un accordo con il gruppo Nordiconad (del valore di oltre 9 milioni di euro) proprio per la gestione e realizzazione del centro commerciale adiacente il nuovo stadio. Gli introiti arriveranno anche dai naming rights, ovvero i diritti di intitolazione dello stadio. La Juventus li ha ceduti per 12 anni al gruppo Sportfive per 75 milioni di euro.

di Viviana Neri 

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