L’ha definita così la 18^ edizione di Art Basel Noah Horowitz, direttore per l’America della oggi forse più importante fiera di arte contemporanea al mondo, Art Basel/Miami. E i risultati, in termini di presenze e vendite, non hanno potuto che confermare questa definizione

Hanno raggiunto il numero di quasi 270 le gallerie che nel 2019 hanno scelto di esporre a Miami, durante l’annuale Art Basel: provenienti in maggioranza dagli Stati Uniti e dal Sud America, sono state tuttavia affiancate da importanti realtà di Asia, Europa e Africa.
Merito delle sezioni in cui si articola la Manifestazione, curate in maniera impeccabile sia dal punto di vista degli espositori che del pubblico, guidato all’interno della fiera con percorsi precisi, ma merito anche di alcune nuove sezioni che hanno ulteriormente arricchito l’evento. Come Meridians, un’area dedicata alle gallerie e agli artisti con un approccio non convenzionale al mondo dell’arte: 6.000 metri quadrati curati dal direttore del Museo Tamayo, Magalì Arriola, alle prese con video, performance e installazioni contemporanee.
Ben 20 i nuovi ingressi in termini di gallerie accolte per la prima volta come la Barro Alto Contemporaneo di Buenos Aires e la M+B and Parker di Los Angeles, ma anche Hanart TZ Gallery da Hong Kong.
“Vendite interessanti e facili”; “Molte opere vendute a nuovi collezionisti privati”; “Grande interesse da parte di curatori d’importanti musei”: sono solo alcuni dei commenti raccolti durante Art Basel.
Senza considerare che ad affiancare l’evento che va in scena a Miami Beach Convention Center ogni anno, ci sono ben 14 altri spazi, ospitati in tensostrutture, gallerie, capannoni tra Miami Beach, per l’appunto, e la città. Un vero e proprio Salone del Mobile italiano dove tuttavia a farla da padroni sono le opere, gli artisti e le gallerie: non sono i curiosi ad affollare i corridoi delle ‘fiere’ o della città (come accade sempre più spesso nel Fuori Salone milanese), ma appassionati di arte alla ricerca di nuovi talenti, nel caso dei musei soprattutto, o di promettenti investimenti. Per quanto spesso vendute a più caro prezzo che in galleria, certe opere raggiungono il cuore e il portafoglio del collezionista solo all’interno di panorami come questi dove è possibile avere una visone di maggior respiro sulle tendenze presenti e future dell’arte internazionale.
Alla soglia dei 50 anni dalla nascita di Art Basel, possiamo dire che i galleristi Ernst Beyeler, Trudl Bruckner e Balz Hilt l’hanno vista lunga, creando una fiera che dopo aver varcato l’Atlantico nel 2000 si è imposta anche a Hong Kong (con la prima edizione nel 2010) creando un immaginario ponte di idee e progetti intorno al mondo.

 di Barbara Carbone