Il vino di qualità che viene dal Lazio

vino
02 aprile 2014

In cantina (da sinistra a destra): Simone Sarnà (Responsabile Cantina), Katharina Börner (Managing Director), Anton F. Börner (Proprietario e portavoce dell’azienda)

A valorizzare le potenzialità del territorio laziale nel settore vitivinicolo, da oggi ci pensa Ômina Romana, ambizioso progetto per la produzione di vini di alto livello, nati dal connubio tra tradizione e competenza scientifica.

Grande appassionato di vini ed enologia, oltre che dell’Italia, il cinquantanovenne imprenditore tedesco Anton F. Börner per diversi anni è stato alla ricerca di un investimento nel settore vitivinicolo, intorno al quale costruire un’idea innovativa. La sua indagine ha coinvolto anche l’Università tedesca di Hochschule Geisenheim e le Università di Firenze e Parma a cui è stato chiesto di analizzare le condizioni pedoclimatiche dei terreni di una tenuta nei Colli Albani, nel Lazio: è risultato che si trattava di un suolo ideale per la coltivazione della vite. Così è nato il marchio Ômina Romana, che produce vino di qualità, combinando rispetto per i ritmi della natura e competenza scientifica.
Il brand è stato registrato nel 2012 e le vendite sono iniziate solo nell’ottobre 2013, ma i vini della famiglia Börner stanno già facendo il giro del globo. “La produzione, inizialmente era di 50 ettolitri – spiega Anton F. Börner -. Lo scorso anno si è passati a 120 e l’obiettivo per il 2017 è di 350-400″.

Perché il Lazio?
L’intento sin da subito è stato quello di raggiungere i mercati di tutto il mondo, dall’America all’Oriente, con un prodotto di altissimo livello. Avremmo potuto scegliere di produrre in Toscana o in altre aree più rinomate, ma volevamo fare qualcosa di diverso, di innovativo, che lasciasse il segno. Perciò abbiamo scelto il Lazio, regione le cui potenzialità nel settore vitivinicolo non sono oggi pienamente valorizzate. Qui coltiviamo dodici uve rosse autoctone e internazionali e sette varietà di uve bianche.
Per me è anche un motivo d’orgoglio il fatto di poter contribuire alla valorizzazione di un’area così bella d’Italia.

È stato difficile avviare questo progetto in Italia, dal punto di vista burocratico?
La burocrazia ha tempi lenti, e questo non aiuta. Per fortuna anche il mondo dell’agricoltura ha dei ritmi ‘slow’, perciò siamo riusciti a far combaciare l’ottenimento di tutte le carte necessarie con i primi raccolti.

A che clienti vi rivolgete e attraverso quali canali?
Il nostro target è fatto di persone che si intendono di vino e sono disposte a spendere qualcosa di più per avere un prodotto di qualità. Oltre all’online, che ci permette di vendere direttamente al consumatore finale, siamo distribuiti anche in note catene alberghiere e ristoranti di alto livello.

Ci sono dei mercati in particolare che volete sviluppare?
Vogliamo essere ovunque, perciò, almeno inizialmente, un terzo della produzione sarà destinato all’Europa, un terzo all’America e il rimanente all’Asia. Poi, in base alle richieste, vedremo se focalizzarci maggiormente su alcuni mercati.

Come vi state muovendo per far conoscere il marchio?
Per i prossimi due anni sarà essenziale essere presenti alle fiere di settore. Siamo già stati a New York, Londra, Berlino… Abbiamo vinto una medaglia d’oro a Tokyo con uno dei nostri vini, e in Italia eravamo per esempio al Food&Vine di Milano a febbraio.

 

Il prossimo appuntamento per conoscere i vini di Ômina Romana è dal 6 al 9 aprile al Vinitaly di Verona.

 

di Simona Carletti

 

 

 

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