PIZZA NOSTRANA E FINANZA

luoghi del gusto
01 novembre 2012

Promossa in Gran Bretagna prima che altrove, la migliore pizza nostrana continua a conquistare il resto del mondo. Clienti, fondi di private equity e presto anche la borsa. Di Londra ovviamente.

Nel 1997 un gruppo di amici con qualche esperienza nella ristorazione (Franco Manna, Pippo Montella e Roberto Imperatrice) apre in Corso Vittorio Emanuele a Napoli un locale centrato interamente sulla pizza e pochi piatti tradizionali napoletani sotto l’insegna Rossopomodoro. Una sola la mission: abbinare ingredienti di qualità, servizio veloce e prezzi accessibili. Nel 1999 il calciatore napoletano Fabio Cannavaro, in forza al Parma, si propone come socio per l’apertura di un Rossopomodoro nella città emiliana: l’iniziativa ha successo e spiana la via a nuove sedi a Roma e Milano. I fondatori-creatori della formula si trovano, nel volgere di pochi anni, a gestire una holding destinata a diventare uno dei più autorevoli riferimenti per i prodotti alimentari campani. In 7 anni i ristoranti arrivano a 70 con significative presenze all’estero a Londra (Notting Hill e Chelsea), Reykjavik, Copenaghen, Buenos Aires, mentre la formula di ristorazione si rafforza diventando leggenda per la fedeltà agli ingredienti: l’acqua della fonte campana Cannavante trasportata in fusti anche in Inghilterra, la mozzarella dop, il pomodoro di Sarno di Strianese, l’olio extravergine Gargiulo di Sorrento, la farina Caputo, l’impasto del pastificio Afeltra, il caffè Kimbo diventano i simboli della napoletanità di Rossopomodoro, cui nel tempo si affiancano i marchi Anema&Cozze e Pizza&Contorni. Se la ricerca di qualità, espressa anche nella collaborazione con Slow Food, rassicura il consumatore, l’assetto del gruppo, con la holding Vesevo spa che ha la proprietà dei marchi e la controllata (100%) Sebeto Italia srl che ne segue la gestione, piace al mondo della finanza. Nel 2006 Vesevo spa cede il 47% al fondo di private equity Quadrivio Sgr, che entra nel consiglio d’amministrazione con Massimo Vitale ed Emanuele Cisa di Gresy. Al nuovo assetto societario corrisponde uno slancio negli investimenti: a fine 2008 il gruppo registra un aumento del 30% mentre il complesso delle attività si sviluppa fra locali in franchising (48%), affitto d’azienda (29%) e gestione diretta (23%) per un giro d’affari di circa 61 milioni di euro.

Nel 2009 Rossopomodoro viene chiamato dal Consolato Britannico in Italia a chiudere le celebrazioni per gli 83 anni della regina: in occasione del Queen’s Birthday Party, il marchio napoletano propone agli invitati del console Laurence Bristow-Smith, direttore generale di Uk Trade & Investment, i prodotti campani che rappresentano l’Italia nel mondo. Pochi mesi più tardi, nel 2010, Rossopomodoro, insegna italiana più importante nella ristorazione servita, viene premiata con il Uk-Italy Business Awards. Il legame con l’Inghilterra si fa ancor più stretto all’inizio di quest’anno, quando il fondo di private equità inglese Change Capital Partners dichiara l’intenzione di rilevare il controllo del gruppo (Vesevo spa) per un controvalore di 53,5 milioni di euro. L’operazione, portata a termine in gennaio, ha visto la cessione delle quote di Quadrivio e di parte delle quote dei fondatori (Manna, Montella, Imperatrice) per un totale del 63% a favore di Change Capital Partners. I tre soci fondatori mantengono il 30% (e un’opzione di riacquisto), mentre Quadrivio (che monetizza 2,5 volte il capitale di 11 milioni inizialmente investito!), manterrà il 7% nel nuovo assetto. L’operazione è finalizzata ad un’ulteriore espansione: il partner inglese, specializzato nello sviluppo di marchi retail, dovrebbe, infatti, favorire la crescita all’estero, valorizzando il concetto di ristorazione di qualità del marchio.

Attualmente Vesevo Spa vanta 113 locali in Italia, 3 nel Regno Unito e 2 negli Stati Uniti, in cui è imminente una nuova apertura a New York, oltre alla sede già presente ad Eataly. Il business plan previsto si articola in 5 anni, al termine dei quali – secondo Franco Manna, presidente del gruppo – il numero dei locali sarà triplicato, con una presenza quantificabile nel 50% in Italia, 20% in Gran Bretagna e 30% negli Usa. Il piano di sviluppo previsto conta sull’apertura di 20 vetrine Rossopomodoro e 20 Rossosapore all’anno, in linea con quanto avvenuto negli ultimi anni. Il coronamento definitivo del successo, con l’ingresso in Borsa tanto auspicato dai fondatori, dovrà attendere il completamento di quest’ultimo quinquennio di espansione: anche allora sarà Londra, comunque, (e non Piazza Affari) a laureare Rossopomodoro come la prima holding italiana a portare nel mondo della grande finanza il profumo di pizza napoletana.

di Alex Guzzi

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