Ha aperto i battenti lo scorso gennaio, ma la sua chef, Kari Innari, vanta un’esperienza e doti gestionali di non poco conto; per questo il mondo gastronomico guarda con attenzione il nuovo Fru K di Oslo.
Ha da poco passato i trenta, ma il suo sguardo e i suoi modi rivelano una grande capacità di gestione e soprattutto di innovazione, in un settore che in nord Europa sta a dir poco esplodendo. Kari Innera, neo titolare del nuovissimo Fru K (www.fru-k.no) ospitato all’interno del Design Hotel The Thief (www.thethief.com), è cordiale e molto determinata, soprattutto quando si parla di cucina…
“Il primo locale, Cru Wine & Kitchen aperto in Majorstua (www.cru.no), sta avendo ottimi risultati: è molto informale e alla mano, ma con un’ottima carta dei vini e un’attenta selezione di prodotti norvegesi. Nonostante la Norvegia e gli altri paesi scandinavi siano da qualche tempo su tutti i giornali per il loro essere all’avanguardia in fatto di proposte gastronomiche, i risultati del Cru hanno dimostrato che il paese ha bisogno anche di soluzioni più strettamente legate al territorio, sebbene sempre innovative nella loro presentazione”.
Kari, originaria del nord del paese, è cresciuta in campagna tra animali e prodotti contadini: “quello che cerco di portare nella mia cucina non sono solo ingredienti accuratamente scelti; la mia filosofia punta a valorizzare tutta la filiera, a capire dove e come sono stati allevati gli animali, dove e come sono stati coltivati frutta e verdura, come sono stati raccolti e conservati. Punto sul pescato delle nostre acque, portandolo in tavola in porzioni corrette per far apprezzare la creatività, ma dare comunque soddisfazione al cliente; e questo piace molto sia alla clientela straniera che ai norvegesi stessi, poco abituati a questo tipo di servizio”.
I due locali gestiti da Kari sono molto differenti tra loro, ma rispecchiano in tutto il suo stile: una cucina semplice, di territorio, dove i sapori, spesso molti, sono netti e ben combinati, dove l’attenzione è concentrata sulla stagionalità, proprio per limitare l’importazione di prodotti non locali. Diverso il discorso dei vini, non avendo il paese alcun tipo di produzione: “scegliamo direttamente le etichette inserite in carta, con una netta preferenza per quelle di origine francese; ma abbiamo anche un’ampia selezione di vini italiani. Al The Thief al momento la cantina conta solo 100 vini, ma sto ancora testando la clientela per capire cosa potrebbe essere più adatto al pubblico di questo locale. Al Cru abbiamo alle spalle diversi anni di attività, qui solo pochi mesi e gli ospiti sono decisamente più internazionali: sarà una nuova esperienza, oltre che una nuova sfida, dove non mancherò di mettere alla prova il mio staff (ben 16 persone) e soprattutto la mia capacità di creare un menù adatto alla situazione.”
di Barbara Carbone
foto di Marte Garmann