Dopo gli studi in Industrial Design Mario Milana ha deciso di trasferirsi a New York e dopo 8 anni di lavoro nello studio di Karim Rashid lo scorso aprile ha presentato la sua prima collezione indipendente.
Lo abbiamo incontrato in occasione della sua partecipazione all’evento ArchMarathon organizzato presso gli Eastend Sudios di Milano.
Quale è la filosofia che sta dietro il tuo lavoro?
Se dovessi riassumerla in pochi punti: L’ integrazione della funzionalità con la maggior semplicità possibile, senza essere legato agli archetipi dell’oggetto. L’ equilibrio tra elementi opposti e visivo. L’ utilizzo di materiali “veri”. La qualità dell’artigianato con pezzi interamente prodotti a mano. E sopra a tutto l’idea. Se non c’è un concetto alla base di un progetto, probabilmente non vale la pena andare avanti.
Che cosa hai imparato di più dalla tua esperienza con Karim Rashid?
È stata una formazione tosta, a 360 gradi, tanta esperienza e molto lavoro a ritmi elevatissimi. Oltre alle competenze tecniche che derivano dalla varietà di progettazioni e materiali, ho approfondito moltissimo una tipologia di progetto particolarmente poetica che scava in profondità all’aspetto formale del prodotto.
Perché New York?
A dieci anni ho scritto un tema sulla mia città preferita; non c’ero mai stato ma l’ho scritto su New York. Ecco il potere di questa città, ti affascina a prescindere da tutto. L’idea di fare un’esperienza qui e’ nata un po’ per gioco; sono nato e cresciuto a Milano e avevo bisogno di farmi le ossa da un’altra parte e credevo di avere a disposizione solo pochi mesi. Cosi al posto di viaggiare per tutto il mondo ho deciso di ottimizzare il tempo che avevo a disposizione e fare un’esperienza nella città che viaggia senza muoversi. L’ispirazione qui è nell’aria, è ovunque intorno a te, è nell’energia delle persone, dei luoghi, è nel clima.
Quale caratteristica pensi che debba avere principalmente una seduta?
La comodità, applicata alla tipologia di seduta di cui si sta parlando. Ad esempio: la sedia da pranzo dePostura, che ho progettato per la mia prima collezione, è basata su uno schienale “a molla” che da un supporto costante alla zona lombare. Una seduta simile può anche non essere considerata convenzionalmente “comoda” perché’ pensata per il mantenimento di una postura corretta e centrata. A prescindere da una questione di galateo, a tavola e’ importante mantenere il diaframma aperto per agevolare la discesa del cibo, la circolazione del sangue e di conseguenza anche l’apprezzamento dei sapori. È una seduta con un’ergonomia attiva, mirata alla consapevolezza fisica.
Su cosa stai lavorando in questo momento?
Al momento sto concentrando tutte le mie energie su un progetto di interni a New York. Si tratta di un loft residenziale nella zona di Tribeca dove, oltre che per le sedute appartenenti alla prima collezione, mi sono stati commissionati il tavolo da pranzo, il letto e il sistema per divano.
- di Benedetta Bagni
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