Abbiamo intervistato l’architetto Marco Piva che ci ha raccontato qualcosa in più sul progetto di ristrutturazione dell’Hotel Excelsior Gallia che a dicembre riaprirà le sue porte alla città.
Qual è stato l’approccio progettuale nella ristrutturazione e ampliamento dell’Excelsior Hotel Gallia?
La ristrutturazione ed ampliamento dello storico Excelsior Hotel Gallia, nel cuore di Milano, si inserisce nel più ampio processo di riqualificazione urbana di Piazza Duca D’Aosta. L’approccio alla progettazione nasce dallo studio del luogo, dalla storia dell’edificio, dalla memoria delle persone. Il concept del progetto, invece, fa riferimento al life style milanese, a quell’insieme unico di elementi dinamici che caratterizzano da sempre la vita della città; quello stile di vita dinamico e positivo di cui Milano è intrisa e che esporta in tutto il mondo.
Come è avvenuto il processo di ristrutturazione?
Inizialmente, il nostro studio ha vinto la gara per l’architettura, che si è sviluppata in due fasi: la prima, di restauro, sul recupero del “Gallia storico”, l’edificio esistente, e la seconda, di nuova edificazione, con l’abbattimento della parte nuova, che comunque era superata, e il rifacimento della nuova costruzione. L’aspetto sicuramente più interessante dal punto di vista architettonico è l’incontro tra quella che è l’architettura storica e quella contemporanea, frutto di un intenso studio per calibrarle, trovando i punti di incontro e enfatizzando volutamente i contrasti tra le due realtà.
Quali sono state le sue principali scelte per gli interni?
Sono stati trattati come architetture nell’architettura. Non un approccio effimero da decoratore di interni ma un approccio finalizzato alla durabilità nel tempo, a rendere questo edificio una parte di città. Siamo quindi partiti dallo studio di tutti i materiali e le superfici che c’erano in origine e ci siamo avvalsi di tutta una serie di riferimenti forti dell’architettura milanese degli anni ’30. Questo ha portato, ad esempio, ad una presenza molto importante di materiali specchianti come il marmo “brown antique” che crea un “lago nero” facendo rivivere l’atmosfera degli anni ’30 in chiave contemporanea. L’ala nuova rievoca il dinamismo della capitale del design e della moda, degli affari e della finanza, della Borsa milanese, ed è caratterizzata da una geometria pulita, da cromatismi chiari, ma materiali contemporanei quali vetri, acciai leggeri, eterei, luminosi.
Quale parte secondo lei rispecchia maggiormente la sua filosofia progettuale?
Di sicuro il fatto di affrontare il progetto su più scale, che è una cosa in cui mi riconosco assolutamente, e cioè studiarlo dall’architettura al landscaping fino ad arrivare all’arredo e al dettaglio del particolare del prodotto e degli artwork. Ho utilizzato elementi dell’arredo per enfatizzare l’architettura, e l’architettura come specchio per gli arredi. Il dualismo tra il “fuori” e il “dentro”, tra quelli che sono gli spazi “pubblici” e quelli “privati” dell’albergo, così come il contrasto tra gli elementi orizzontali e verticali sono contrapposizioni stimolanti, che mi permettono di esprimermi al meglio.
- Benedetta Bagni
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