THE FUTURE IS NOT WHAT IT USED TO BE

appuntamenti | design | estero
29 ottobre 2014

Guardare al futuro, senza timore di scoprire che non è come ce lo aspettavamo. È questa la lezione che la città di Istanbul si propone di trasmettere al mondo. Dal 1 novembre fino al 14 dicembre 2014 la metropoli turca ospiterà la sua seconda Biennale di Design.

Legata fisicamente e culturalmente all’occidente, ma con lo sguardo rivolto a oriente, Istanbul da sempre rappresenta un ponte tra due civiltà: ora, per sei settimane, la città sarà ancor più teatro di scambio internazionale, offrendo spunti e nuove proposte all’insegna di innovazione, modernità e progettazione.

Il tema per questa seconda Biennale sarà “The Future Is Not What It Used To Be”. Oltre 50 designer di differenti nazioni (tra cui Australia, Cina, Giappone, Olanda, Messico, Turchia, Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia) si cimenteranno nello studio e progettazione di creazioni che approfondiscano questo argomento: ogni lavoro sarà una riflessione sul rapporto fra l’uomo e il mondo.

Tecnologia, moda, grafica, urbanistica, film, cucina…la Biennale di Design di Istanbul è questo e molto altro. Un evento a tutto tondo insomma, che si propone di presentare al mondo una nuova ipotesi di futuro. I lavori dei deisgner saranno esibiti sia nel Padiglione della Biennale sia in diverse location della città.

Organizzata dalla Istanbul Foundation for Culture and Arts (İKSV) e curata da Zoë Ryan, la Biennale si suddivide in una sezione dedicata alle esibizioni e un’altra dedicata a un programma di tipo accademico, in collaborazione con oltre trenta università turche ed estere, che organizzeranno workshops, esposizioni e seminari.

Con la Biennale, Istanbul ha rafforzato la sua posizione nel mondo del design”, afferma orgoglioso Bülent Eczacıbaşı, Presidente İKSV: “Basandoci sull’esperienza fruttuosa della prima Biennale, auspichiamo che la Seconda Biennale del Design di Istanbul raccolga un successo ancora maggiore e si renda così più produttiva, più concreta. Vogliamo che lanci nuove provocazioni, che arricchisca il mondo del design di nuova creatività e ispirazione”.

Il titolo della Biennale, come spiega la curatrice Zoe Ryan, contiene una domanda implicita: “Che cos’è il futuro adesso?”. L’intento alla base del lancio di questa seconda edizione è appunto quello di fornire una risposta. E si tenterà di farlo, secondo una linea guida proposta da Ryan, attraverso la realizzazione di un nuovo “manifesto del design contemporaneo”, che esplori e identifichi il complesso ruolo che il design occupa nella società di oggi. Quello di redigere un manifesto, inteso come testo teorico in cui si affermano i propositi alla base di un progetto, è un uso che andava in voga all’inizio del XX secolo, nell’epoca d’oro delle Avanguardie. E forse la vera grande novità di questa Biennale è proprio la volontà da parte di chi la promuove di cambiare veramente la società nel profondo, come si prefiggevano i movimenti avanguardistici.

La posta in gioco è alta, ma le intenzioni non sono da meno.

di Chiara Martinoli

 

Articoli correlati:

Lascia un Commento